Cozzo Cervello, Bosco Luta. Il tritone inaspettato e il miracolo di San Francesco

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_80da1_19973.jpgNon ricordo, in trentanove anni di volontariato ambientalista, un amministratore pubblico che abbia rinunciato volontariamente a realizzare un’opera contestata. La centrale al carbone di Gioia Tauro, il ponte sullo stretto, le strade nelle valli del Corvino, dell’Argentino, della Buonamico, l’invaso idroelettrico nelle gole del Lao – per citare le nostre battaglie più note - alla fine non si fecero non solo per le proteste ma anche perché cambiarono gli scenari economici e politici. Quando il potere politico e finanziario vuole, sa come imporre qualcosa! Eppure, fra domenica e lunedì scorso, a Paola, è accaduto un fatto nuovo, “inaspettato”: lo stesso aggettivo che uno zoologo straniero mise al tritone alpino incredibilmente scoperto nel Laghicello, il piccolo lago naturale posto sul valico fra Cozzo Cervello e Serra Pantanolada, sulla Catena Costiera della Calabria: Triturus alpestris inexpectatus.

Mentre in oltre duecento, a piedi e in bici, compiamo il giro di quindici km tutt’attorno a Bosco Luta per protestare contro il progetto di taglio della faggeta d’alto fusto, il Sindaco di Paola annuncia pubblicamente che rinuncia al taglio. E – dice – lo fa perché grazie alle associazioni, grazie ai frati del convento francescano dei Minimi di Paola, si è reso conto che il taglio sarebbe stato inopportuno, che il Bosco Luta può essere destinato ad un’altra funzione, consona all’afflato ecologico che agita il mondo globale e quello locale. Tutto questo è potuto accadere perché a Paola si erano mobilitati in tanti e perché era già pronta, da tempo, l’alternativa al taglio: il paesaggio forestale come fulcro dell’esperienza di viaggio, pellegrinaggio e spiritualità del Cammino di San Francesco di Paola. Non sono così ingenuo da credere che l’intero bosco comunale sarà preservato, né che tutti gli orribili boschi cedui che desertificano la montagna saranno riconvertiti in alto fusto, né che le ditte boschive si trasformeranno in imprese di turismo sostenibile, né che le centrali a biomasse si alimenteranno con l’energia del sole. Ma sono abbastanza visionario (come lo ero trentanove anni fa) da pensare che nei giorni scorsi è accaduto qualcosa di epocale che potrebbe rappresentare l’inizio di un cambiamento di mentalità. Come dice Papa Francesco in “Laudato si’” “La storia della nostra amicizia con Dio si sviluppa sempre in uno spazio geografico […] e ognuno di noi conserva la memoria dei luoghi”. E Leonardo Boff, in un libro conversazione con Luigi Zoja: “Il dramma dell’uomo attuale è aver perso la spiritualità e la capacità di vivere un sentimento di appartenenza, cioè un profondo legame con tutte le cose. Oggi le persone sono sradicate, disconnesse dalla Terra e dall’anima, e per questo senza spiritualità”. Ed Enzo Bianchi, il priore della Comunità di Bose: “L’antico precetto evangelico ‘Amerai il prossimo tuo come te stesso’ non basta più; oggi […] bisogna dire ‘Amerai la Terra come te stesso’”.

A Paola, in Calabria, gli uomini di buona volontà hanno ritrovato il loro senso di appartenenza ai luoghi, si sono assunti la loro parte di responsabilità, hanno riscoperto il sacro immanente nella natura, che per secoli ci ha consentito di abitare i luoghi. E tutto questo ha fatto breccia fra i cuori di altri uomini, inariditi dalla magia nera del potere, del danaro, dell’omologazione culturale, del consumismo. Dico grazie alla gente di Paola, dico grazie al Sindaco, ma nel mio animo, il grazie più grande va a S. Francesco, che nel Bosco Luta camminava e che qui, forse, ha compiuto un nuovo, piccolo-grande miracolo.

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