Tutta la tenerezza in una montagna

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

© RIPRODUZIONE RISERVATA

francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_4c5f7_c8fb7.jpgSeduto nell'erba, sull'anticima di Montenero guardo la teoria di rilievi che si prolunga a nord, ad ovest e ad est, senza fine. Una poiana ad ali spiegate fende il vento, con un sibilo, pochi metri sopra la mia testa. Ripetutamente, come cercasse un contatto. L'avrò nel cielo, a sorvegliare il mio cammino, per tutto il giorno. Ci sono nuvole nel cielo. E c'è la solitudine, a rammentarmi che proprio quando siamo soli si aprono visioni, fuori e dentro di noi. "Forse solo le persone capaci di vera intimità hanno l'aria di essere sole nell'universo", fa dire D.H. Lawrence a Connie ne "L'amante di Lady Chatterley". Ecco, io vado in montagna proprio per sentirmi solo nell'universo. E per farmi capace di vera intimità: con me stesso, con i pochi compagni di cammino, con tutto ciò che vive in quei luoghi remoti, con i prati, il vento, gli alberi, le nuvole, con quel piccolo ragno indaffarato, proprio adesso, ad esplorare i miei scarponi. E perché, come dice Mellors nel romanzo di Lawrence, "non ho fiducia nel mondo, né nel denaro, né nel progresso, né nel futuro della nostra civiltà". Sento che se una "invasione" davvero c'é, non è né quella dei migranti, né quella dell'Islam, né quella dei neri, né quella dei cinghiali, né quella delle zanzare ... ma solo quella della cattiveria, dell'irresponsabilità e della stupidità. È una pestilenza, un'epidemia. Che forse non passerà come le altre. E se ci saranno sopravvissuti saranno in pochi. E verranno solo dai lazzaretti e dalle campagne. Ecco - come Mellors - credo di non avere più fiducia in quest'umanità, che Aldous Huxley preconizzò un giorno avrebbe fatto a meno delle dittature ed amato volontariamente la propria schiavitù. E - come Mellors - ho solo il coraggio folle, e forse inutile, della mia tenerezza. Che qui, su questa cima della Sila Grande, invade ogni cosa e si fonde con la tenerezza di tutto ciò che vive, fra le pietre e il cielo. Anche con quella dell'istrice ucciso che abbiamo trovato poco sopra Caporosa. Anche con quella dei caprioli che fuggono nel bosco mentre scendiamo per un'altra via, con una lunga, inattesa erranza. Anche con quella degli esili fusti del ceduo di faggio saccheggiato poco sotto la cima. Anche con quella della giumenta che si avvicina curiosa con il suo puledro non ancora svezzato. Anche con quella del sole cocente che s'infrange sul formidabile ordito di fronde. Anche con quella delle vecchie case rurali del villaggio Montenero, ormai disabitate, che avrei voluto acquistare per farne un luogo di vita in comune, lavoro, riflessione e preghiera, con questa dicitura stampata all'ingresso: "Lontano dal mondo, nel cuore del Mondo". Anche con quella delle antiche Torre Montenero e Torre Difesola, con i loro muri sberciati. Sento che, grazie alla tenerezza, il mio essere è messo a nudo in questo angolo sperduto di mondo. E che la materia di cui son fatto è la stessa di tutto ciò che vive intorno a me. Io lo so che qui vorrei rimanere. Io lo so che qui vorrei sciogliermi nell'aria e nella terra. Io lo so che qui potrei vivere davvero, e davvero morire.

© RIPRODUZIONE RISERVATA