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Mi sono rivisto autobiograficamente, insieme ad alcuni miei amici coetanei (settantenni), nella seconda parte del libro di Carlo Petrini, appunto TERRAFUTURA. Beninteso, in senso esistenziale e generazionale. Nel decennio ’60 -’70 gruppi giovanili si muovevano in andirivieni dal mondo cattolico della fede e dell’amore per il prossimo a quello della sinistra radicale dove si privilegiavano la solidarietà e l’ideologia. Il ricordo di Petrini: “In quegli anni frequentavamo contemporaneamente la San Vincenzo e l’ARCI, il Partito di Unità Proletaria e i bar della nostra città in cui la Democrazia Cristiana dominava incontrastata”. E noi similmente: andavamo alle riunioni organizzate dall’Azione cattolica o a quelle di don Saverio (prete vicino ai boy scout lametini e non solo) e ad altre della Sinistra estrema. Petrini definisce tutto ciò “una biodiversità culturale e intellettuale” e poi afferma la politica partecipata: “La mia personale storia di attivismo e di impegno affonda le radici nella sinistra degli ultimi anni Sessanta”. Successivamente nuovi paradigmi ideali e culturali per la partecipazione democratica nella società.
Solo alcuni tratti del suo “curriculum” importante. Già alla fine degli anni ’80 fonda l’Arcigola che si pone come obiettivi la cultura della convivialità e la promozione dell’enogastronomia. Nel 1989 viene eletto a Parigi Presidente del Movimento Internazionale Slow Food. Collabora con testate giornalistiche nazionali di un certo livello (La Stampa, La Repubblica, Il Manifesto, l’Espresso); pubblicazioni con prestigiosi riconoscimenti (Vini d’Italia, premiato come miglior libro della categoria “wine and spirit”; Slow, Messaggero di Gusto e Cultura, premio per il miglior design); saggi importanti (Le ragioni del gusto, Laterza 2005; Slow Food Revolution insieme al giornalista Gigi Padovani, Rizzoli 2005; Buono, pulito e giusto. Principi di una nuova gastronomia, Einaudi 2005; Terra Madre. Come non farci mangiare dal cibo, Giunti-Slow Food Editore 2009). Laurea honoris causa in Antropologia Culturale dall’ Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; L’honorary degree in Humane Letters dalla New Hampshire University negli Usa (laurea ad honorem in Lettere Umane “per aver portato all’interesse mondiale la biodiversità gastronomica e agricola”); laurea magistrale honoris causa dall’Università di Palermo in Scienze e Tecnologie Agrarie “per la passione civile profusa in tutti i campi in cui ha operato, tesa a valorizzare e promuovere sia la genuinità dei prodotti alimentari sia un’agricoltura rispettosa degli equilibri e delle biodiversità naturali”.
Lontano dall’industria agro-alimentare globalizzata, distante dall’altra, raffinata e di alta cucina elitaria, ha ricostruito “la relazione tra cibo e agricoltura, tra gastronomia e agronomia”. Terra Madre Salone del Gusto è l’iniziativa più importante, incontro biennale della comunità mondiale che si ritrova a Torino in concomitanza al Salone del Gusto; è un meeting internazionale con migliaia di partecipanti: cuochi, pescatori, contadini, accademici si incontrano e discutono sull’agricoltura e l’alimentazione sostenibili. La manifestazione non si è fermata di fronte al Covid: “Un’edizione straordinaria che ha raggiunto oltre 10 milioni di profili digitali in 202 Paesi del mondo” per una nuova economia sostenibile fondata sulla biodiversità.
Il 13 dicembre del 2013 è arrivata la telefonata di Papa Bergoglio: “Sono Papa Francesco”. Così ha scritto Carlo Petrini nell’Introduzione a TERRAFUTURA”. Dopo “diversi scambi epistolari” la visita al Santo Padre, accompagnato da monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, autore della prefazione del libro, per presentare il progetto delle comunità Laudato Si’: “Una spontanea unione di cittadini pronti a cambiare concretamente i propri comportamenti individuali e a promuovere un modello diverso di convivenza civile”. Un’aggregazione eterogenea intorno all’Enciclica. Nel libro ne parla: “Nella primavera del 2017, in concomitanza con il secondo anniversario dell’uscita dell’Enciclica Laudato si’, una parte del movimento Slow Food e della Diocesi di Rieti, insieme a cittadini delle più diverse estrazioni e appartenenze, sentiva il bisogno di attivarsi per provare a realizzare nel quotidiano il messaggio trasformativo dell’ecologia integrale, nucleo profondo dell’Enciclica. Di fronte ad una situazione ambientale in continuo degrado e a un tessuto sociale sempre più sfilacciato e fragile, era forte l’urgenza di ritrovare un percorso di azione e partecipazione comune capace di aggregare cattolici e non, ambientalisti e non, giovani e meno giovani intorno a un testo universalmente considerato dirompente come l’Enciclica. Una spontanea unione di cittadini pronti a cambiare concretamente i propri comportamenti individuali e a promuovere un modello diverso di convivenza civile e di approccio ecologico, pronti nel piccolo della propria quotidianità a farsi promotori di un nuovo paradigma”.
Al riguardo le dichiarazioni di monsignor Domenico Pompili in un’intervista di alcuni mesi fa (14 settembre 2020) all’ANSA di Roma: “Sono circa 60 le comunità Laudato si’. (…) Sono cellule di vita quotidiana (…) che si ispirano (…) all’Enciclica di Papa Francesco sull’ecologia integrale”. A Gela in Sicilia hanno realizzato gli orti sociali; ad Olgiate Olona, in provincia di Varese “c’è proprio l’ispirazione diretta della vita amazzonica (…) Proprio ieri mi hanno chiamato i vescovi della Terra dei Fuochi”. Le Comunità Laudato si’ fanno riferimento al Cristianesimo primitivo: “La comunità dei credenti viveva unanime e concorde e quelli che possedevano qualcosa non lo consideravano come proprio ma mettevano insieme tutto quello che avevano”. Questo passo degli Atti degli Apostoli è stato ripreso da Papa Francesco nell’udienza generale di qualche anno fa (giugno 2019) e riportato da Adriana Masotti: “Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno” (Vatican News). Parole rivoluzionarie allora nella società dell’antica Roma fondata sulla schiavitù; altrettanto alternative oggi in un mondo in cui prevalgono l’individualismo e il profitto. Le comunità Laudato si’ sono aggregazioni concrete per un cambio di vita in un mondo dominato da “un turbocapitalismo predatorio basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dal depauperamento sconsiderato delle risorse naturali” (TERRAFUTURA, p. 214). Nelle comunità si incontrano l’ex comunista Carlo Petrini e il Santo Padre in modo da “superare l’individualismo” per dare inizio ad “uno stile di vita alternativo” e “riabituarci a sognare un altro mondo possibile” attraverso Il dialogo come metodo da seguire per l’elaborazione teorica di una nuova politica protesa verso obiettivi concreti. Il presidente di Slow Food ne ha elencato tre: la questione della plastica, la deforestazione, la gestione delle risorse idriche. Questioni concrete di rilevanza mondiale che hanno rinnovato l’attivismo dei movimenti ambientalisti.
E Romano Guardini citato nel primo dialogo di TERRAFUTURA sul credente e il non credente, ritorna nel saggio Comunità: “Le comunità fanno proprio un ulteriore strumento metodologico e politico: il dialogo. (…) Il dialogo come metodo di evoluzione del pensiero e di superamento dello stallo (…) una sintesi capace di portare l’asticella un po’ più in alto di dove si trovano i contendenti, o meglio i dialoganti. Una prerogativa, questa del dialogo, che consente alla comunità di essere anche all’avanguardia sul piano dell’elaborazione teorica e della prospettiva politica” (p.212). Nel penultimo capitolo del libro si va a scuola di buona politica con Papa Bergoglio: “I cristiani sono chiamati a favorire il dialogo, specialmente laddove esso è minacciato e sembra prevalere lo scontro. I cristiani sono chiamati a ridare dignità alla politica, intesa come massimo servizio al bene comune e non come occupazione di potere. Ciò richiede anche un’adeguata formazione, perché la politica non è l’arte dell’improvvisazione, bensì un’espressione alta di abnegazione e dedizione personale a vantaggio della comunità. Essere leader esige studio, preparazione ed esperienza” (pp. 221-222). L’augurio finale di Sua Santità: “Auspico che le Comunità Laudato si’ possano essere germe di un rinnovato modo di vivere il mondo, per dargli futuro, per custodirne la bellezza e l’integrità per il bene di ogni vivente, ad maiorem Dei gloriam”. Che tale auspicio diventi al più presto realtà.