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Quando la Presidente dell’Università della terza età e del tempo libero di Lamezia Terme, professoressa Costanza Falvo D’Urso, mi ha comunicato l’iniziativa sulla seconda edizione Dantedì per il 25 marzo del 2021, la prima si era svolta l’anno scorso nello stesso giorno, mi sono subito ricordato della parte iniziale del mio ultimo intervento all’Uniter, “Digital-Umanitas. Un elegante ossimoro?”, nel maggio del 2019. In quella occasione avevo sottolineato che l’Iliade e l’Odissea, opere d’arte della letteratura d’ogni tempo, sono diventate spettacoli teatrali, film e sceneggiati televisivi attraverso la messa in scena o la trasposizione cinematografica. Dalla Età Antica ad oggi drammaturghi e registi hanno rivolto la loro attenzione verso la parola scritta di Omero per trasformarla sul palcoscenico in spettacolo dal vivo o in immagine creando una narrazione attraverso la pellicola, la tv e oggi il web. Erano poemi pronti per copioni, sceneggiature, riduzioni televisive prima che venissero inventati cinema, tv e YouTube.
Questo è successo anche per la Divina Commedia perché, come i precedenti citati, capolavoro letterario; pertanto attrae non solo la letteratura successiva, ma, ugualmente, le altre arti. Nei primi del ‘900 Ricciotto Canudo, scrittore, poeta e critico cinematografico, chiamò il cinema settima arte e lesse il suo Manifesto delle sette arti durante la proiezione, il 1911, del film L’Inferno dantesco diretto da Adolfo Padovan, Francesco Bertolini e Giuseppe De Liguoro all’Ecole des hautes études (scuola di studi superiori). Mentre scrivo affiora il ricordo… l’avevo letto in “Cent’anni di cinema italiano” di Gian Piero Brunetta, professore ordinario di Storia e critica del cinema all’Università di Padova. Sono riuscito a trovare il libro, edito nel 1991 da Laterza, nella mia disordinata libreria. Nel capitolo secondo, Nascita dell’industria cinematografica, a pagina 31, ecco la Milano film: “I suoi momenti di massimo splendore sono la realizzazione dell’Inferno e dell’Odissea nel 1911”. Considerato, il poema dantesco sullo schermo, il primo grande lungometraggio italiano di successo (in Italia, in Europa e negli Usa) con scene ispirate alle illustrazioni di Gustave Doré, disegnatore e litografo francese. Sto parlando di un film agli albori del cinema muto; racconta la prima cantica del poema; il cammino di Dante con Virgilio che fa da guida. Come sottolineato da alcuni critici, uno dei primi film con effetti speciali ottenuti dalla sovraimpressione o da macchine sceniche, cavi e corde per la simulazione del volo dei personaggi. Nello stesso periodo la Helios Film produsse un Inferno diretto da Giuseppe Berardi e Arturo Busnengo caratterizzato da nudità maschili e femminili; sullo schermo Francesca appariva con il seno nudo. Entrambi i film si possono vedere su YouTube. Altre pellicole dantesche: Beatrice del 1919, regista Herbet Brenon con Francesca Bertini; negli Usa Dante’s Inferno, il 1924, diretto da Henry Otto con Ralph Lewis. Sul sito Cinema e Medioevo ho contato decine di lavori cinematografici riguardanti la Divina Commedia, soprattutto l’Inferno, senza dubbio più adatto per le parole e le immagini che suscitano emozioni forti.
Con l’avvento del sonoro, dal 1927 in poi, innumerevoli pellicole di ogni genere, nella maggior parte dei casi liberamente tratti o ispirati alla Divina Commedia. Qualche titolo: nel 1935 l’ennesimo Dante ’s Inferno (in Italia La nave di Satana) di Harry Lachman con il grande Spencer Tracy; Il conte Ugolino del 1949, regista Riccardo Freda con Carlo Ninchi; nel 1950 Paolo e Francesca, regista Raffaello Matarazzo con Odile Versois, Armando Francioli e Andrea Checchi. Nel secolo scorso ancora pellicole sul poema dantesco. Per quanto riguarda il nuovo millennio ricordo Inferno di Ron Howard dal romanzo di Dan Brown con Tom Hanks e Felicity Jones. E Pupi Avati a cui Rai Cinema ha dato l’ok per la realizzazione di un film su Dante. Così il regista bolognese in una intervista: “E’ il film della mia vita, riassume la mia esperienza esistenziale e tutto il cinema che ho fatto finora”. Fra non molto comincerà le riprese: “Puro e disposto a salire a le stelle”.
L’anno scorso e quest’anno l’omaggio delle Teche Rai per il Sommo Poeta; le terzine della Divina Commedia lette da grandi attori: Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi, Anna Proclemer, Carmelo Bene, Roberto Benigni; notevole la lectura Dantis dei 100 canti del poema del dantista Vittorio Sermonti, scrittore e regista. E ancora, su Rai 5, dal 21 febbraio al 25 marzo, Lucilla Giagnoni, per circa mezz’ora, ha recitato Dante. Tre canti al giorno. E oggi il Divino Poeta si trova pure su YouTube. Ho visto “Alighieri Durante detto Dante”, docufilm prodotto da Rai cultura e trasmesso su Rai storia. Raccontato da Alessandro Barbero, professore ordinario di Storia Medievale nell’Università del Piemonte Orientale. La narrazione del docente, dotato di rilevante carica empatica, è molto efficace; buca il video, conduce per mano i telespettatori e affascina dall’inizio alla fine. Regista Graziano Conversano con un cast di bravi attori: Martin Duane, Bruno Santin, Roberto Attias, Alessio Sardelli, Mirko Cardinale. Addirittura due rapper, interpreti originali del sonetto “A ciascun’alma presa, e gentil core”. E’ ambientato nel castello medievale dei conti Guidi, a Poppi in provincia di Arezzo, dove fu ospite Dante nel periodo dell’esilio.
Tra i tanti eventi importanti dello spettacolo dal vivo sul Dante, quelli di Ravenna Festival. Il Festival ha degli illustri trascorsi fin dal secolo scorso. Nella città dove riposano le spoglie del Sommo Poeta hanno partecipato in passato alle diverse edizioni artisti del calibro di Gigi Proietti, Enrico Maria Salerno, Paolo Poli. Agli inizi degli anni ’90, una “trilogia dantesca” all’incontrario: dal Paradiso, attraversa il Purgatorio e arriva all’Inferno; nel giugno del 2015 L’amor che move il sole e l’altre stelle, la video opera del compositore Adriano Guarneri sul Paradiso e la creazione musicale di Nicola Piovani su la Vita nuova; nel 2016 la rassegna dei Giovani artisti per Dante; nel 2017 una Commedia itinerante, un progetto del Ravenna Festival e del teatro dell’Albe: “L’opera nei termini di sacra rappresentazione medievale e del teatro rivoluzionario di massa di Majakovskij [poeta, scrittore, drammaturgo, regista sovietico]”. A maggio, giugno e i primi di luglio dello stesso anno l’Inferno. Ravenna è scesa in piazza; la comunità ha recitato insieme agli attori professionisti; la città è diventata palcoscenico sotto la direzione artistica di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari. Due anni dopo il Purgatorio: Coproduzione Ravenna Festival/Teatro Alighieri e Fondazione Matera-Basilicata 2019 in collaborazione con Teatro delle Albe. Debutto a Matera, quell’anno capitale europea della cultura, la prima il 17 maggio e le repliche fino al 2 giugno; poi a Ravenna dal 25 dello stesso mese fino al 14 luglio; purtroppo non sarà messa in scena la rappresentazione del Paradiso quest’anno, come programmato; colpa del Covid; rinviata al 2022 la rappresentazione della terza cantica dantesca. A fine mese soltanto “un happening” di una notte, dal tramonto all’alba, con la lettura integrale dei trentatré canti del Paradiso”. Bisogna aspettare l’anno che verrà per la messa in scena della terza cantica per vedere “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.