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È una nuova tendenza; fare tardi non va più di moda. Alle 21 in branda. (Non ha valenza questo articolo nel periodo natalizio). Non va più di moda rientrare tardi o la mattina seguente per diversi motivi. Sia perché rientra nelle nuove e salutari abitudini ma anche per lo stress ambientale e per i ritmi lavoro/ riposo. Naturalmente questa tendenza comprende la fascia di età che va dai 30 in su che confesserà in modo candido che uscire dopo le nove/ dieci di sera li atterrisce e che preferiscono le cene tra amici con termine a mezzanotte o gli aperitivi dalle 19 alle 21. E c’è chi opta per copertina e tisana. Insomma, dai trentenni la metamorfosi pseudo-kafkiana è immediata e inevitabile. Poi ci sono gli hangover che anticipano gli orari di uscita seguite dalle cucine internazionali che hanno cambiato gli orari. Sono abbastanza distanti i kebab al plutonio che arrivavano alle luci dell’alba e che hanno lasciato spazio allo yoga tibetano. E se un discotecomane avesse pensato al futuro avrebbe pensato alle responsabilità della vita non certo ai matineè al cinema o alle escursioni in montagna all’alba. “Ma la vita è bella” cantavano Cocky e Renato “basta avere l’ombrello.” Qualcuno ingrigito nei capelli prima considerava fallimentare rimanere a casa venerdì o sabato mentre oggi aspetta con ansia il weekend da ozio e pre-depressione della domenica pomeriggio. Ma rimangono in voga i rave che si organizzano per la folla contro intuitiva in luoghi post-industriali. Obbligatoriamente di pomeriggio. E ci sono anche i daytime rave, eventi con danze scatenate in luoghi dalle luci soffuse ma che si svolgono alle 16. Poi ci sono i pantofolai ortodossi che hanno cambiato abitudini, per esempio, c’è chi ha riportato in auge il brunch, con analcolici e rientro prima che faccia buio. Rimane la sbronza di giorno fino alle 18 con un aperitivo conviviale.
Non solo, sono di tendenza anche i bar con uno shift anticipato e turni di bevuta con orari happy hour da te’. Quindi dalle 16 alle 18. Per Otessa Moshfegh, autrice staunitense “è stata una decisione quella di andare in letargo” come ha scritto nel suo libro “Il mio anno di riposo e oblio”. È un manifesto dove la protagonista decide di trascorrere dodici mesi dormendo il più possibile. Inoltre, in questo periodo, è sempre meglio anticipare gli svaghi anche per una globale restrizione delle capacità di spesa in cui avanza la tendenza di pranzare con colazioni prolungate o leggere. Poi ci sono anche le persone che vogliono staccare anche con il rumore esterno che li circonda perché risulta che l’ansia ambientale e le preoccupazioni provocano una continua esposizione a schermi e stimoli visivi che creano problemi alle ore di sonno. Anche perché quando siamo protetti nel bozzolo di casa con il binge watching facciamo comunque le ore piccole. Ma è sempre meglio che sostare ore nelle code fuori dall’ ultimo ristorante di grido. E questa è la conferma che sei entrata nel girone dell’ennesima scusa inventata per non uscire di casa. E che hai optato di premere il play sulla tua serie televisiva per addormentarti ed essere tonica la mattina. Il sipario è calato su gin e parenti. Alleluia brava gente!