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Riace è dunque senza Mimmo Lucano, ne’ fisicamente visto che non poteva più andarci per il noto provvedimento giudiziario, ne’ politicamente. Visto che ha perso la lista “Il cielo sopra Riace”, candidata a sindaco Maria Spanò, che non ce l’ha fatta. È un fatto clamoroso, annunciato dal successo della Lega alle Europee proprio a Riace, ma anche a Pantelleria e in altri luoghi calabresi, siciliani e altro, luoghi simbolo del disagio italiano. Quando si perde, comunque, le chiacchiere servono a poco, ma una cosa va detta: Mimmo e i suoi hanno giocato una partita viziata dall’assenza di uno dei giocatori. L’applicazione rigida di norme e codicilli, la durezza di una legge che altrove, in altri luoghi della Calabria, e con altri soggetti ben più pericolosi, si mostra conciliante e comprensiva, ha fatto sì che Lucano non potesse svolgere la campagna elettorale. Da quattro settimane in ogni caso quella che molti descrivevano come una favola, che ha portato la Calabria nel mondo come un emblema positivo (in politica, nel sociale, nella letteratura, nel cinema, etc) di cosa possa essere l’accoglienza, è stata sconfitta e la Lega si e’ preso pure quel paese, che al di la dei migranti accolti aveva sconfitto con il suo esperimento lo spopolamento lavorando sull’integrazione di colori, lingue e suoni diversi. La speranza è ora che l’idea di umanità del modello Riace, il grande sogno di Riace, non muoia.
Cosa vuol dire ora Riace al mondo? Cosa vuole dire il voto di Rosarno? Cosa vuole dire il voto di San Luca dove è tornato un sindaco? Forse tutte e tre queste cose assieme vogliono dire una cosa assai semplice ma inquietante allo stesso modo, ma nel pieno rispetto delle regole democratiche: l’ondata politica di sicurezza non percepita, magari non reale, paga. Eccome se paga! Ma vuol dire anche un’altra cosa: la narrazione è una cosa e la realtà un’altra. Con questa alla fine dobbiamo sempre fare i conti.