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Poteva essere una buona occasione per il sud di mostrare di avere preso consapevolezza che la partita dell’Europa era ed è tutt’altro che marginale per i suoi destini. E invece il dato dell’affluenza alle urne ci ha consegnato, ancora una volta, un risultato sconfortante e assolutamente in controtendenza con quanto avvenuto non solo in quasi tutta Europa ma anche in Italia.
Aumenta infatti il dato dell'affluenza alle urne per il voto delle Europee. Il dato definitivo delle 19 è del 43,84 %. Nel 2014 aveva votato alla stessa ora il 42,14% degli aventi diritto. La regione più virtuosa è l'Emilia Romagna con il 55,17, mentre fanalino di coda è la Sicilia con il 27,11. In Abruzzo il dato è al 40,04 %, in Basilicata al 34,36, in Calabria al 33,61, in Campania al 34,42, in Friuli Venezia Giulia al 45,22, nel Lazio al 42,63, in Liguria al 48,06, in Lombardia al 5 1,61, nelle Marche al 48,86, in Molise al 41,91, in Piemonte al 49,72, in Puglia al 36,74, in Sardegna al 28,02, in Toscana al 53,47, in Trentino Alto-Adige al 45,60, in Umbria al 54,36, in Valle d'Aosta al 39,31, in Veneto al 49,49.
La partita europea è decisiva non solo per la sponda dei fondi e del loro utilizzo, ma perché è da lì che partono tutte le politiche di coesione vere, legate alle infrastrutture e ad un nuovo sviluppo. Ed è da lì che poteva e può svilupparsi – come questo blog ha cercato di dimostrare più volte – una svolta anche politica che spazzi via l’idea delle piccole patrie e dei sovranismi in varia salsa che invece condannano le aree più marginali del continente ad un destino di continua rincorsa e di assistenzialismo come unica possibilità di sopravvivenza nell’immediato periodo. Pesano certamente nel dato dell’affluenza alle urne anni e anni di disillusione alimentati dalle politiche dei vari governi nell’ultimo trentennio. Pesano ed hanno pesato, eccome, i dati dello spopolamento soprattutto giovanile, della perdita financo di identità in vaste zone del nostro Mezzogiorno, ridotte ormai a lande desolate popolate solo da anziani pensionati. Pesano la sfiducia ma anche la crisi di democrazia e di credibilità delle istituzioni ai livelli più alti e più bassi, ma è indubbio che il dato ci consegna e consegna soprattutto all’Italia intera un problema immenso ancora una volta: togliere il sud dallo stato di periferia democratica, sociale e istituzionale. Ora dovrà pensarci la Lega di Salvini, trionfatrice alle elezioni di aprile, a risolvere questo enorme problema.