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A due mesi dal rinnovo del consiglio regionale calabrese, nessuno ancora sente respirare aria nuova: quell’aria nuova di cui ha lungamente parlato Mario Oliverio, fresco governatore, allora in sede di campagna elettorale per le primarie, condannando senza appello, e a ragione, la precedente devastante giunta scopellitiana. E poi ha proseguito, appena eletto, promettendo un rinnovo a trecentosessanta gradi. Per fare ciò chiedeva e ha ottenuto la nomina commissariale della sanità. Perciò non mi sento di condividere l’articolo uscito su un settimanale romano, almeno al cento per cento, indirizzato personalmente a Mario Oliverio, di cui traccia il curriculum politico con enfasi, e all’insegna dell’inciucio, come recitano le locandine apparse in tutta Calabria. Io invece voglio dare ancora tempo a Mario, perché l’occasione che si offre alla Calabria, di qualche cambiamento in meglio della gestione della cosa pubblica da parte della Regione Calabria, è irripetibile.
Perché, se adesso non ha votato il 50% della popolazione calabrese, mostrando massima sfiducia, la prossima volta, se Oliverio avrà fatto il bis di Scopelliti, non voterà il 75%. Caro Mario, nel ricordarti che a partire da quest’estate il mio blog ha carattere regionale, nel ricordarti che io durante le primarie e dopo, ho sperato in un rinnovamento totale della classe politica e comunque poi ho ripiegato convertendomi ai tuoi progetti senza più personale politico di centro a sostegno, nonostante l’indirizzo governativo nazionale suggerisse il contrario, ebbene, ora se sarò deluso, De Gaetano o non De Gaetano, Scalzo o non Scalzo (di cui mi occuperò in un prossimo blog, anticipando sin da ora che per me, la magistratura in sede amministrativa, non è un vangelo, altrimenti solo un pazzo farebbe l’amministratore) ti dovrò stare alle costole e non mollerò, per rispetto a tutto il popolo calabrese, a cui da mesi mi rivolgo col mio blog.