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Ricordiamoci quanto Mario Oliverio, aspirante governatore calabro, diceva sette mesi fa, durante le primarie e, poi, superatele, durante la campagna elettorale: rinnovamento e risanamento della nostra Regione. I metodi? Senza guardare in faccia nessuno. La prima occasione che gli fu data, quella delle fondazioni e simili, che avevano fatto scempio soprattutto dei fondi comunitari investendoli nell’acquisizione del consenso, in tutto tranne che nella creazione di lavoro virtuoso e produttivo: beneficenza interessata, a danno non solo della sola Calabria ma dell’intera nazione, dell’Europa stessa. Ora, capisco che Oliverio abbia potuto contrare qualche debito di natura politica con l’opposizione e che almeno in parte si debba disobbligare, capisco che qualche fondazione non particolarmente onerosa per la regione possa averla fatta franca, però, ricordati caro Mario, che io non tollererò più che un solo euro dei fondi comunitari possa finire in direzione di società, fondazioni e via dicendo, le quali non sono nate per creare posti di lavori virtuosi ma solo prebende, impegni interessati, potere e così via, come si è sempre fatto in Regione con e senza i fondi, mettendo l’intera collettività in coma, socialmente e economicamente.
Basta, basta, caro Mario Oliverio! A me non interessa che sia di sinistra colui che malgoverna sempre un nemico della collettività è, anche perché se fosse stato il solo Scopelliti un nemico della Calabria, a quest’ora noi saremmo in California e non in Africa. Tantovvero che quasi il cinquanta per cento dei calabresi non ha votato alle ultime elezioni regionali. Fisiologico, un corno, caro il mio Renzi; qui non si vota per disperazione ma anche perché nessuno se la sente più di delegare, di destra o sinistra, personale politica governare, per manifesta incapacità ancora più che per sospetta truffaldinità. Ora, per farla breve, caro Oliverio, aspettiamo che i fondi comunitari siano ben spesi e ben amministrati, ora e poi mai più si offre alla nostra terra la possibilità di risvegliarsi, ora che soffia il vento della ripresa dovunque in Europa.