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Sì, caro Mario: per tanto troppo tempo, l’unico tipo di lavoro che la Regione ha saputo creare, è stato quello clientelare, quello utilizzato per acquisire consensi, per la perpetuazione del potere. Potere di dare la vita o la morte, morte di imprese, morte di posti di lavoro produttivi, morte di una nazione, quella calabra, se tale può chiamarsi legittimamente. D’altra parte, caro Oliverio, da tanto, troppo tempo, te lo stanno facendo presente i sindacati, più recentemente la Fiom. Questo dovrebbe fare anche l’altra faccia del mondo del lavoro, diciamo la Confindustria calabra, anziché sollecitare sussidi di cui non sempre si conosce la relativa finalizzazione. Pensate un po’ quanto lavoro produttivo ci sarebbe nel campo dei rifiuti (che, così continuando, soffocheranno la vita e l’economia calabrese), nel campo del risanamento dell’ambiente, nel campo della salvaguardia dell’immenso patrimonio (unico al mondo) costiero e ancora più specificamente nel campo turistico, nel campo agroindustriale con la valorizzazione e relativa modernizzazione dei cicli produttivi sì da invogliare l’export delle nostre eccellenze, uniche al mondo, eccetera eccetera. Va da sé che i contributi europei, i fondi, devono essere finalizzati a questi obiettivi. Altrimenti, basta, sono esausto: si restituiscano pure questi fondi piuttosto che spenderli male e corruttivamente. Quando non si è capaci, bisogna lasciare perdere, accettare di essere assistiti, privati della pure semplice sembianza di dignità, lasciare che quattro “vastasi” di leghisti ci possano impunemente gridare in faccia: Assistisi. Parassiti! Se è questo che vogiamo, sta bene, per questo avevo implorato i calabresi, per le recenti elezioni regionali, di cambiare a trecentosessanta gradi. Non fu possibile, la protesta si risolse nel non votare. E adesso, caro Mario, che ti trovi a governare questa regione, datti da fare, se no, siamo al baratro.