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Possiamo ancora farcela, noi calabresi, se rinnovando il Consiglio regionale, sceglieremo una soluzione radicalmente alternativa. Basta dunque con il solito trentennale trantran, una volta destra e una volta sinistra e sempre la solita minestra a base di assistenzialismo, acquisizione fraudolenta del consenso, furti, corruzione, sprechi, incapacità a spendere, a progettare, a investire con i soldi della comunità e quindi anche della stessa Italia. Basta, basta, basta! Pippo Callipo, prendendo le distanze dal suo omonimo aspirante governatore, ha assomigliato la Calabria ad un malato terminale per il quale il governo centrale ha intenzione di staccare la spina. Invece, se da questo mio blog, che è diventato regionale e che lo sarà sempre di più, avrò risposta da tutta quanta la Calabria, sconfiggeremo l’ennesimo tentativo di impoverire la Calabria con i soliti politici, a prescindere dall’età, che innanzitutto si sono dimostrati incapaci di governare e che quindi non sono stati in grado di realizzare neppure in minima parte quanto sbandierato sotto elezioni. Ora, il nostro Mario Oliverio, proprio da Lamezia, si vanta di essere libero e non condizionato politicamente, dice quello che farà nei primi cento giorni di un suo ipotetico governo regionale e auspica convergenze intorno a sé. Di chi? Magari anche dei Cinquestelle, Speranza e quant’altro, per fare un’ammucchiata di tipo speciale. Non è questo tipo di convergenza che io sto predicando ma una composta di forze totalmente nuove nella forma e nella sostanza, di forze non compromesse con il malcostume politico e che dicano le cose da fare e in quali tempi. Loro sì che hanno il potere di scegliere personale competente per progettare e realizzare su quanto l’Europa destinerà alla Calabria, non nomine spartitorie di natura politica ma personale adeguato. E, subito, tamponare le falle più evidenti, come un mare sporco e inquinato che allontana visitatori e investitori, proprio adesso che la Calabria si potrebbe giovare di questi mutamenti climatici che la vedono turisticamente favorita. Sfruttare anche ciò che la natura offre e, sì, che la Calabria potrebbe essere autonoma come energia, avendo a disposizione fonti della stessa, rinnovabili e darne all’Italia e all’Europa e così da attirare investimenti e procurare benessere e lavoro, anche se una politica energetica di questo tipo non è un fatto esclusivamente regionale; provvedere in tempo all’emergenza rifiuti, prima che la nostra regione viva un’altra Campania; smetterla con corsi di formazione fasulli, tanto abbiamo visto come finiscono e dare invece possibilità ai giovani di realizzare la loro creatività e professionalità usufruendo di quanto, seppure modesto, destinato alla regione calabrese dai fondi europei. Ma di quale snellimento burocratico blatera Oliverio se in trent’anni di malgoverno regionale, la stessa regione oramai si è gonfiata di personale assunto per meriti elettorali, diventando la Calabria, per numero di dipendenti come una grande azienda, ma a perdere però?