Dov'è finito il paesaggio?

Scritto da  Pubblicato in Giovanni Iuffrida

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 Margherita Corrado da anni si batte per la tutela del territorio calabrese: è sua l'ultima battaglia per la salvaguardia del Santuario di Capo Colonna. Il risultato è che oggi Corrado non lavora o lavora poco. A Lamezia ci sono stati architetti che si sono esposti in prima persona per difendere l'ex Zuccherificio. E sta di fatto che coloro che si sono impegnati in quella battaglia non hanno lo  spazio che meriterebbero.

“Se tocchi il reperto muori”, ovvero se tocchi i fili degli interessi rimani fulminato: sembra questo il messaggio di pericolo lanciato in Calabria e a Lamezia. Anche se, stando almeno alle dichiarazioni pubbliche, dovremmo stare tranquilli, perché tutti di fatto sono capaci di esaltare la bontà del patrimonio culturale locale, salvo poi abbandonarlo; per poter ricominciare tutto daccapo. Contraddizioni di un sistema che alimenta se stesso di parole vuote. Di vuoto spinto si tratta quando si parla di cultura, di patrimonio e non si parla di paesaggio: un tema mandato da tempo in esilio, come è capitato a tutti quegli architetti abituati a guardare prima al contesto in cui si colloca il progetto e poi al dettaglio edilizio. Il paesaggio rappresenta, in realtà, lo spazio che può orientare e dare le coordinate di qualsiasi visione di futuri scenari, ipotesi di sviluppo complessivo di un territorio o di un semplice progetto.

Sembra ormai assodato, infatti, che il problema locale non sia la mancanza di “memorie”, di monumenti, di reperti, appunto, ma la scomparsa del paesaggio dal dibattito, dalla realtà visiva e finanche dall'ambito intellettivo cancellando anche il paesaggio immateriale, cioè quel “sapere” collettivo sedimentatosi nello scorrere lento della storia umana, ma anche nel suo fluire colto, nella abilità manuale di un mondo lontano, nell'atmosfera magica che avvolge le tradizioni. Tutto questo, che rappresenta nella sua totalità il paesaggio, dovrebbe essere il “terreno” su cui dovrebbero poggiare le ipotesi di sviluppo di un territorio, che deve interagire continuamente con le azioni in grado di produrre, in perfetta simbiosi ed equilibrio, qualità ambientale. Non è un'invenzione, un dettaglio, ma un dettato della Costituzione: “La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9). La programmazione urbanistica dovrebbe improntare la propria azione su questo assunto: se invece contrasta, è anticostituzionale. Anche questo è un tema fondamentale da dibattere in Calabria come a Lamezia.

Ma forse non c'è molto tempo per dibattiti e parole al vento. Il vuoto di Lamezia richiede di essere colmato in tempi rapidi, e per poterlo fare bisogna invocare l'impegno delle personalità illuminate presenti sul territorio, in grado di interpretare le nuove esigenze e affrontare le antiche sfide, tuttora irrisolte.

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