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Tutto “il buono” del Lametino: tradizioni e sapori al plurale
Scritto da Redazione Pubblicato in Gianfranco Manfredi© RIPRODUZIONE RISERVATA
Di Gianfranco Manfredi
Si rivela un’autentica sorpresa l’enogastronomia lametina. Sia per quantità che per qualità. Senza darlo tanto a vedere, la città e il comprensorio si delineano come una vera e propria food-valley. Non solo area centrale, “cuore” agro-alimentare della regione, ma anche comprensorio ad alta qualificazione enologica e zona di punta della ristorazione (nelle varie declinazioni, dai locali-top alle enoteche, ai wine-bar, alle pizzerie e alle trattorie). Sfogli la Guida ai Ristoranti di Calabria (che ho scritto insieme ad Ottavio Cavalcanti e che l’editore Rubbettino sta mandando nelle librerie proprio in questi giorni) e ti accorgi che Lamezia e il Lametino ricoprono un ruolo di tutto riguardo. Nel panorama regionale non sfigurano neppure a confronto con le aree tradizionalmente più rinomate.
Dicono niente ben cinque locali recensiti – ciascuno con due pagine dedicate, con foto, scheda anche in inglese e ricetta – all’interno del territorio comunale? Si tratta dei ristoranti Al Regina (dell’Hotel Ashley), del Novecento, del Barriquando, della trattoria-pizzeria Antica Locanda e dell’agriturismo La Trigna. E non basta. In città sono segnalati anche altri dieci locali ( e nel comprensorio ci sono 12 ristoranti recensiti. Alcuni sono quasi nel perimetro del territorio comunale di Lamezia, penso al Casale di Feroleto Antico che è a poca distanza dal centro di Nicastro, ma anche il Marechiaro di Gizzeria Lido, che dista poche centinaia di metri dai confini di Lamezia. Altri sono nei paraggi: locali “fuoriporta” come il Pesce Fresco, La Lampara, l’Aragosta, la pattuglia di ristorantini, agriturismi e trattorie recensiti a Pianopoli – Le Carolee, il Vecchio Monastero, la Tavernetta dell’Hotel 2000 – , il Vecchio Castagno di Serrastretta, l’agriturismo La Vota e l’insegna-rivelazione di Calabrialcubo (entrambi a Nocera Terinese), infine La Rosa nel Bicchiere, il country-club (più che agriturismo) dei Rubbettino a Soveria Mannelli. Nell’area lametina sono segnalati, inoltre, altri 5 locali, a Platania, Curinga, Maida, Decollatura.
E poi la Guida seleziona in zona 28 Luoghi del gusto; 16 frantoi; 5 aziende vitivinicole. Nel capitolo Itinerari del Gusto ci sono prodotti, produttori, esercizi commerciali. Aziende come il Ranch Palazzo (macelleria di capi bovini e suini di qualità allevati in proprio; salumi e insaccati tipici) e luoghi-cult come lo storico Caffè Federico: dal 1800, celeberrimo per la“muzzunata” ovvero granita di mandorle ma anche per i sorbetti la pasticceria e le fragranti brioche, o l’infaticabile Franceschina Ferrante che nel suo forno a
Legna oltre al pane, sforna focacce, polpette fritte, fraguni, grispelle, pizze al taglio. E come non citare il Crudo e Cioccolata di Sambiase dove dal 1979 Caterina Andricciola seleziona salumi, formaggi, latticini, paste fresche e secche, vini e distillati. O le enoteche? La Gaetano (vini; champagne; liquori; distillati e specialità gastronomiche) e “La Fonte Gaia” (vini, champagne; birre e liquori).
Danno lustro al food lametino anche l’Azienda agricola biologica Fragiacomo dove Giovanni Fragiacomo e Doris Fagin (tedesca di Norimberga) conducono un’azienda bio e allevano api. Oltre a una ricca produzione di mieli (di tiglio, d’acacia e persino di cardo) offrono originali confetture: come quelle di pomodori verdi con zenzero e vaniglia, di fragole con petali di rosa, di mirtilli e more selvatiche. Dulcis in fundo, il pluripremiato Cantagalli che vanta prestigiosi riconoscimenti e primati per la gelateria, a partire dal 2001 e confermati nei successivi anni a Rimini e Roma, Premio Speciale Roma capitale 2005; Premio Speciale Colle del Quirinale 2006), vince quest’anno per la quarta volta il premio internazionale di gelateria artigianale per il suo gelato al caffè al SIGEP di Rimini.
Anche le Vie dell’Olio (extravergine), sfogliando la Guida enogastronomica edita da Rubbettino, portano a Lamezia. Fra i sedici frantoi segnalati, mi piace ricordare quello degli Statti, il Podere D’Ippolito e l’Olearia S. Sidero per il suo extravergine non filtrato di eccezionali qualità organolettiche. E come dimenticare, in zona, l’Azienda Agricola Ventura di Nocera, col suo Piano di Terina (qualità sensoriale superiore) o l’Olearia Manfredi di San Mango d’Aquino col suo straordinario Principe d’Aquino, extravergine da cultivar Carolea?
Food e gastro Valley, il Lametino, ma pure importante vigneto. Nella Guida ci sono diverse pagine dedicate. Si parla dell’Azienda Agricola F.lli Davoli e delle Cantine Statti e di quelle dei Lento. Nel comprensorio anche l’importante realtà enologica dell’Azienda Odoardi, localizzata nei comuni di Nocera Terinese e Falerna, ma crescono pure piccole, inedite, realtà come Le Moire Winery di Paolo Chirillo a Motta Santa Lucia. Anche a Lamezia e nel Lametino, com’è stato osservato venerdì 18 maggio, in occasione della presentazione della Guida a Palazzo Nicotera, si sono mescolate e stratificate influenze, culture e tradizioni enogastronomiche, certo in qualche caso minacciate d’estinzione ma in buona parte vive e vivaci e persino, in qualche caso, ancora miracolosamente tutte da scoprire.
Forse in nessun’altra parte d’Italia fenici, greci, romani, arabi, normanni, bizantini, spagnoli e francesi, albanesi, provenzali e piemontesi, e poi in tempi recenti, amalfitani, siciliani, veneti e fiumani, hanno lasciato in un ambito così ristretto tante tracce delle loro presenze. E ancora oggi Lamezia e il Lametino confermano una loro identità “plurale” anche sul piano della produzione agroalimentare e della gastronomia.