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di GIANFRANCO MANFREDI
Il vino in tutte le stagioni, ma soprattutto d’estate, unisce le persone, favorisce le chiacchierate più sincere, accompagna gli incontri d’amicizia e d’amore. Bere vino quando fa caldo? Si, certo. Calici appannati per dissolvere il torpore di quest’afosa estate lametina e calabrese. Perché i bicchieri di vino possono essere leggeri e allegri, stuzzicanti, seducenti. Attenzione, però: ricordiamo sempre che il vino è un piacere oltre che l’ideale accompagnamento del cibo, e non un bibita dissetante. Se avete sete, allora – e ce n’è tanta in questi giorni e in queste serate –, c’è …l’acqua (in tutte le sue infinite declinazioni, minerale, gassata, naturalmente frizzante, oligominerale, ecc…) e le altre bevande.
Ma andiamo ai nostri calici estivi. In genere è convinzione generalizzata che d’estate si debbano preferire i vini bianchi, non fosse altro perché vengono serviti freschi. I rosati sono un’eccellente alternativa, tolgono d’impaccio e possono essere serviti a basse temperature anch’essi. Per i bianchi, questa è stagione ideale per scegliere vini cosiddetti “beverini”, con buone acidità, basse o medie gradazioni alcoliche, profumati e fruttati. Agosto è anche il periodo giusto per le bollicine, che sono una splendida soluzione anche a tutto pasto (assumendo un pasto a base di pesce, ma non solo) e garantiscono una migliore digestione. Poi c’è il capitolo rossi estivi, spinoso e dibattuto. Per loro consiglio di azzardare un notevole abbassamento della temperatura di servizio (anche nel secchiello col ghiaccio, coraggiosamente, senza esagerare). Personalmente trovo piacevolissimo berli più freschi, purchè siano vini giovani e poco tannici. Oggi si parla addirittura di rossi da pesce, per i quali raccomando che non siano stati sottoposti ad affinamenti in legno
Al pesce col rosso ha risposto “si” la sommellerie moderna che negli ultimi anni ha sdoganato ormai questo concetto da tempo, purchè si scelgano, come vi detto in precedenza, vini giovani e a bassa tannicità. Visto che, tra l’altro, con la bella stagione inevitabilmente capita più spesso di pranzare fuori, ho pensato a un piccola, breve “carta dei vini” . Mi sono ispirato ai colori e ai profumi delle tavole in questo periodo, ai piatti freschi e leggeri, spesso di mare che ci accompagneranno per qualche mese. Sarà l’occasione per stappare qualche buona bottiglia, scegliendo i vini che meglio interpretano l’estate. Ecco la lista di quelli che attualmente considero miei preferiti, alla (ri)scoperta del nostro territorio. Perciò ho pensato anche alle indicazioni delle tavole “giuste”, possibilmente locali sulle rive del mare, per pranzi e cene pied dans l'eau, come dicono i francesi.
E andiamo subito ai calici.
-Il Rosaneti ’09 è lo spumante rosè Metodo Classico (gaglioppo 100%) dei Librandi di Cirò Marina (KR). E’ color cipria tenue, con nuance ramate. Ancora vinoso, sprigiona un delicato bouquet di frutti rossi con prevalenza di ciliegia. Pungoli freschi in bocca è piacevolissimo: ha polpa, sapidità e finissima grana. Ambientatelo sulla terrazza del Vecchio Porto a Cannitello di Villa San Giovanni, al crepuscolo, per un aperitivo con gli amici. Tempura e cruditè: superbe. Il Rosaneti , burroso, di spessore e sorridente, scivola come il sole dietro la linea di Punta Faro all’orizzonte.
-Grisara ’10: una scoperta recente. Lo produce sulle colline di Strongoli (KR), Roberto Ceraudo nell’azienda Dattilo. Si tratta di un bianco moderno e interessante ottenuto da uve pecorello. Ha un bel colore paglierino tenue. E’ asciutto ma, insieme, morbido e avvolgente e al naso rivela profumi che ricordano i campi delle colline joniche e un mix di frutta tropicale. Porto assolato, pranzo in un’elegante veranda: Vibo Marina, all’Approdo di Pino e Concetta Lopreiato. Godetevi questo calice insieme a un trionfo di frutti di mare sulla collina di ghiaccio tritato e a filetti di pesce castagna con crema di cipolla tropeana. Il Grisara di Ceraudo sottolinea le portate con un percorso tra sentori floreali e una vivace freschezza, piacevole come un filo di brezza marina.
-Santa Chiara ‘10 della cantina Terre Nobili di Lidia Matera. E’ un magnifico bianco a base di uve greco bianco con un bouquet intenso, floreale e fruttato, che fa sospettare qualche traccia di uva sauvignon. Per questo calice consiglio un vero locale pied dans l'eau , il Sabbia d’Oro di Belvedere Marittimo-Diamante. Il ristorante è proprio sul bagnasciuga e ha un menù di pesce: dal crudo al cotto. Lo strepitoso Santa Chiara, un bianco d’alto livello che non delude mai, va giù che è un piacere. Tra pennellate agrumate e minerali, accompagna con brio taglierini di giusto spessore conditi con seppioline, fiori di zucca, rana pescatrice, aglio e (poco) peperoncino svelando le sue note salmastre con garbo ed eleganza.
-Gaglioppo ’09 (è un Igt Calabria) delle Cantine Statti ha un bel rosso rubino vivo e si sta affermando anche come vino per l’estate. Grazie ai profumi freschi, si presenta ottimamente sulle tavole agostane seguendo un trend molto in voga negli Stati Uniti, servito freddo. Da sorseggiare al Marechiaro, ristorante sempre di gran voga sul litorale lametino. Il Gaglioppo esplode in un profluvio di sentori fruttati (ciliegia, soprattutto) che anticipano l’evidente struttura, adatta a sostenere piatti di mare elaborati come i formidabili paccheri alla cernia di scoglio, macchiati appena di pomodoro e le fritture di moscardini-spillo che propone Paolo Sauro.
-Lamezia Greco Doc ’10 delle Cantine Lento, l’unica azienda che attualmente produce e imbottiglia questo bianco. Giallo paglierino, è il calice ideale che esprime “in abito bianco” il territorio con la sua vocazione e le sue antiche radici. La mia “dritta”? Salite al fresco fino a un lembo di paesaggio fra i più bucolici della Presila: alla Rosa nel Bicchiere, il rustico di Soveria Mannelli recuperato con rara sensibilità dai titolari della casa editrice Rubbettino. Qui sorseggiate il Lamezia Greco col soave filetto di trota al pane aromatico. Rivela subito al naso una bella macedonia di frutta (albicocca, mela e agrumi). Di bella consistenza, freschezza e armonia al palato, ripropone anche in finale la sua spiccata fruttosità.
-Riticella ’10, il bianco giallo paglierino con riflessi dorati della cantina I Greco di Cariati (CS), un taglio originale di una greco bianco (70% ) e malvasia vendemmia tardiva (30%), un calice fragrante con aroma di agrume e fiori su fondo vanigliato. La degustazione ideale? Nel dehors dell’Aragosta a Nocera Terinese Marina, dove non mancano mai i prelibati taglierini con filetti di triglia in agrodolce con pinoli e uvetta. Fresco e sapido allo stesso tempo, ricco, morbido e pieno al gusto, il Riticella accentua la lunga persistenza gusto-olfattiva del piatto-bandiera di Giovanni Bazzarelli. Non solo mare, nell’agosto calabrese, ma anche fresche serate in Sila. Dopo una splendida cena alla Tavernetta di Pietro Lecce, in quel di Camigliatello (CS), insieme ai biscotti secchi, ancora tiepidi, dal forno e agli eccezionali cioccolati della casa, ci vuole un calice-sugello.
-Il raro Cannìci ’09 delle Cantina Malaspina di Melito Porto Salvo (RC) è di colore rosso assai fitto. Stupefacente, un’invenzione felice destinata a sicuro successo anche per la veste elegante voluta per questa bottiglia. Rosso dal rubino impenetrabile con intensi profumi di frutti di bosco (ribes nero, more di rovo e fichi neri), sentori speziati (cardamomo) e note cacao di grande persistenza. Profumi e un’avvolgente dolcezza per chiudere la giornata. Sotto le stelle i riflessi dorati ci ricordano e, a guardar bene, sul prato si vedono ancora le lucciole.
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