Il mondo salverà la bellezza?

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua_.jpgIn un aureo libretto di recente pubblicazione – “Il mondo salverà la bellezza?”, Salvatore Settis, grande archeologo e storico dell’arte, ma soprattutto intellettuale eretico in un mondo omologato, si interroga sul valore della bellezza. E lo fa ribaltando la famosissima ed abusata frase che Fëdor Dostoevskij mette in bocca al principe Myskin ne “L’idiota”: “La bellezza salverà il mondo”. Quella di Myskin era una certezza quasi mistica. E, aggiungo, ottimistica. Settis affonda il coltello nella ferita e ribalta il concetto: “La bellezza salverà il mondo solo se il mondo salverà la bellezza”. E per “mondo” Settis intende, ovviamente, l’umanità. Che della bellezza oggi sembra non sapere che farsene.

Perché la bellezza è immolata, quotidianamente, sull’altare della necessità economica. L’uomo crede cioè di poter fare a meno della bellezza. Crede di poterla sacrificare ai suoi scopi prosaici e profani (perché non dimentichiamo che la bellezza sta tutta nella sfera del sacro).

Per questo Settis, a conclusione del suo libro, riporta questi splendidi versi di Giorgio Caproni: “Non uccidete il mare, / la libellula, il vento. / Non soffocate il lamento / (il canto!) del lamantino. / Il galagone, il pino: anche di questo è fatto / l’uomo. E chi per profitto vile / fulmina un pesce, un fiume, / non fatelo cavaliere / del lavoro. L’amore / finisce dove finisce l’erba / e l’acqua muore. Dove / sparendo la foresta / e l’aria verde, chi resta / sospira nel sempre più vasto / paese guasto: Come / potrebbe tornare a essere bella, / scomparso l’uomo, la terra. 

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