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E’ uno dei miei mari dell’anima, quello che lambisce la spiaggia dinanzi al tempio dorico dell’antica Kaulonia, a Monasterace. Trentacinque anni fa venivo a rifugiarmi sotto una “ciambra” di canne. E stavo lì per l’intera giornata, senza il disturbo degli umani, ammassati nei lidi lontani. Rieccomi qui. Abbiamo attraversato un perfetto nubifragio estivo. Ma giunti al museo archeologico, l’aria tersa e pulita ci ha donato un favoloso arcobaleno sul mare. Ed è tornata la luce. La luce meridiana del tardo pomeriggio sullo Ionio. Un lungo serpente di umani – solitamente sedentari – ha percorso il tratto di campagna che separa il museo dall’area archeologica. Nella casa dei riti purificatori ci attende Francesco A. Cuteri, l’archeologo che scoprì la casa e i mosaici. Da tre giorni presidia il luogo e narra la storia del luogo – tre turni al mattino, tre turni al pomeriggio!
Ascoltiamo in silenzio. Comprendiamo subito che non si tratta di una visita guidata ma di un rito, cioè della rievocazione di un mito: il racconto fondativo di Kaulonia. E Francesco oggi non è l’archeologo, non è la guida, non è lo studioso. E’ un aedo, il cantore, il narratore del mito. Scalzo, danzando come una farfalla sui mosaici, canta la storia di questa piccola colonia greca: non una sub-colonia dei crotoniati – tiene a sottolineare - ma una colonia autonoma, fondata intorno all’VIII secolo da migranti greci provenienti dall’Acaia a corto di terre da coltivare nella madrepatria. Edificata lì, in quel luogo preciso della costa ionica per averne avuto indicazione, l’ecista, dall’oracolo di Delfi. Distrutta da Dionisio di Siracusa, poi ricostruita da Dionisio II, poi conquistata dai Bretti e infine distrutta dai Romani.
Nonostante i primi ritrovamenti di Paolo Orsi, la casa dei riti purificatori dorme sepolta sotto terra per più di due millenni. Sino a che arriva Francesco, fatto nascere sulla Terra dagli dei con affidata dalle Moire, le filatrici del destino, una missione: riportare alla luce i fiori, i delfini, gli ippocampi e i draghi di Kaulonia, il più antico e grande mosaico a tessere della Magna Grecia sino a oggi scoperto. Il sole cala dietro le montagne delle Serre, a occidente. Il crepuscolo rosa-azzurro sfiora le rovine, i mosaici, le dune, la spiaggia, il mare.
Sovviene un silenzio ancor più onirico. Francesco evoca il rito purificatorio: la preparazione nella piscina di acqua calda, le abluzioni lustrali, il vino speziato, il trasferimento nel piccolo tempio avvolto nella semioscurità, la luce tenue delle candele che si riverbera sul soffitto rosso. E poi i mosaici, le cui figure soggiogano la mente. I draghi di Kaulonia compiono il miracolo e dicono: “questo luogo è sacro ed è interdetto al male”; “non potremmo avere compagni migliori”; “ecco il cammino di speranza da compiere verso la ricerca del bello, del buono e del vero.” Grazie Francesco, per averci disvelato l’anima del luogo. Grazie a te, umile, mite, sapiente incarnazione del genius loci dell’antica Kaulonia.