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L’attenzione che in questi ultimi mesi si è risvegliata sulla Calabria è un fatto positivo: grandi giornali stranieri, prestigiosi settimanali nazionali, reti televisive d’eccellenza, organizzazioni transoceaniche etc. etc. parlano di tante cose ma in particolare del nostro oro rosso, cioè il vino. Sono stati coinvolti giornalisti di settori chiave - come turismo ed enogastronomia - e con l’offerta complessiva enogastronomica, turistica e culturale, la Calabria si sta lentamente ricollocando nel sistema mediatico internazionale. Vedremo, però, se ora inizierà anche a penetrare nei principali mercati sul piano commerciale e turistico (cioè contratti e presenze), che è poi la cosa più importante al di la del miglioramento dell’immagine nostra complessiva.
Da decenni sul comparto vino si invocava una svolta: qui operano fior di imprenditori, con passione e gusto, con intelligenza e ricerca. Ora la Calabria porta, insieme alle sue etichette migliori, la propria storia, la propria cultura, le eccellenze enogastronomiche ed i territori: le sue coste, le sue montagne con i suoi tre parchi nazionali, ma anche le sue aree interne e rurali, con un patrimonio di paesaggi incontaminati e tradizioni antichissime. Domenica scorsa – ad esempio - ha aperto le sue cantine Statti, a Lamezia: un esempio fulgido di come si possa coniugare tradizione e innovazione, unire vino, olio, allevamenti, energia in un contesto nuovo. Questa la strada da seguire. Nel 2016 i vini calabresi hanno ottenuto numerosi riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale. Inoltre, nello scorso anno è aumentata in Calabria anche la produzione di vini biologici (+2,5% rispetto all’anno precedente, secondo i dati Sinab, aggiornati al 31/12/2015). La Calabria vanta oggi un patrimonio di circa 350 vitigni autoctoni preservati nel tempo grazie all’isolamento delle aree interne, con 12mila ettari di vigneti e una produzione di 400mila ettolitri di vino all’anno, di cui 70% rosso e 30% bianco. Circa 10 milioni di bottiglie prodotte, di cui il 15% immesse sul mercato estero. Insomma, anche qui qualcosa si sta muovendo dopo anni e anni di grigiore ma c’è un grande lavoro da fare. Conclusione: è tutto a posto? No, certamente. Ci sono ancora errori, smagliature, provincialismi, disfunzioni, pigrizie, egoismi territoriali, a volte improvvisazioni ma la strada – non c’è dubbio - è questa e deve essere perseguita correggendo in fretta quel che non va.