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Trasporti dimenticati, Cristo si è fermato un po’ prima di Eboli
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Filippo Veltri© RIPRODUZIONE RISERVATA
La locride e l’agrigentino senza ferrovie come il territorio di Ragusa e di Crotone, come Gela. La locride non ha nemmeno strade, come da Gela a Capo d’Orlando. Gli aeroporti di Catania e Lamezia solo di secondo livello. Nessun interporto in Calabria. Questo in sintesi per Sicilia e Calabria il piano europeo per le infrastrutture sino al 2050, di cui si è discusso recentemente a Tallin, ai massimi livelli mondiali. Il Sud era assente, nelle presenze e nelle prospettive. Il prof. Francesco Russo, docente di Trasporti e Logistica all’Università Mediterranea, ha segnalato queste assenze da mesi ma è stato inascoltato e, soprattutto, voce isolata. Le infrastrutture non possono attendere, il tempo scorre, l’approvazione definitiva delle reti è vicina. Ma il dato resta sempre quello: Cristo non si è fermato nemmeno a Eboli, un po’ prima per quanto riguarda la rete ferroviaria, un po’ dopo per la rete autostradale, prima e dopo per la rete aeroportuale. Il dramma delle ferrovie locali in Calabria è sotto gli occhi di tutti, il rimpallo di responsabilità tra Roma e la Calabria sul taglio delle tratte regionali è vomitevole e lascia migliaia e migliaia di utenti allo sbando o alle prese con i problemi di sempre. A questo si aggiunga la perenne instabilità dei collegamenti su gomma (bus), costantemente alle prese con il nodo dei pagamenti regionali, con blocchi improvvisi senza nemmeno preannuncio, come avvenuto nei giorni scorsi.
Le trasversali stradali dallo Jonio al Tirreno si sono perse nelle nebbie ministeriali, per cui se si eccettuano la ss 280 e la Jonio-Tirreno nel reggino non esiste più nulla di quanto a suo tempo previsto per rompere quell’isolamento secolare delle zone interne, dall’Aspromonte alle Serre, dalla Sila al Pollino. Dulcis in fundo: gli aeroporti, su cui da anni è aperta una ridicola battaglia di campanile tra i tre scali calabresi che ha finito per penalizzarli tutti e tre, finendo con il rendere Lamezia Terme appunto uno scalo di secondo livello. Insomma: se da qui non si parte ne hai voglia di parlare di sviluppo e di crescita. Facciamo le infrastrutture e poi parliamo delle strutture, avrebbe detto un noto filosofo-politico dei tempi che furono. Ma con i tempi di oggi della politica anche lui avrebbe fatto fatica a farsi capire. La Calabria resterà così per sempre se qui non arriverà l’alta velocità ferroviaria; se la rete autostradale non verrà completata; se i treni locali continueranno a non esistere; se non si faranno le trasversali: se la 106 e la 18 non verranno messe in sicurezza. Il resto saranno solo chiacchiere.