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Le reazioni sullo scioglimento del Comune di Sedriano, 11mila abitanti in provincia di Milano, primo comune sciolto per infiltrazioni mafiose in Lombardia, hanno consentito di vedere a quale punto siamo nella confusione dei linguaggi e nella diffusione dei luoghi comuni e delle ovvietà sull’esistenza dei fenomeni criminali nel Settentrione d’Italia. Ha scritto Aldo Varano su Zoomsud.it: “...la tesi è che l’epidemia è provocata da forestieri (estranei al territorio) che importano il morbo. È già accaduto nella storia. I greci portarono la talassemia in Calabria e Sardegna. Gli indiani del Nuovo continente furono decimati dagli europei e dai virus che avevano addosso quando sbarcarono in America. Accettato questo comune terreno di confronto, Nord e Lombardia negano sottovalutazioni. Giurano sulla loro inflessibile contrapposizione chiedendo, se possibile, misure ancora più drastiche per impedire la diffusione del morbo (per esempio vietare alle aziende meridionali di partecipare agli appalti dell’Expo). Il Sud denuncia invece la mania lombarda e nordista di negare l’infezione che avrebbe facilitato l’epidemia ancora oggi sottovalutata”.
Ma il dibattito tutto è fondato su luoghi che portano inevitabilmente ad un gigantesco depistaggio. La nascita delle mafie al Nord - sulla cui esistenza non è possibile avere dubbi - dipende dalla loro importazione da parte di calabresi napoletani e siciliani (e ora albanesi, russi, cinesi e via elencando) o è la conseguenza di processi e contraddizioni che sono interni ed organici alle strutture di quelle società i cui mercati sembrano investiti da fenomeni crescenti di illegalità, dovuti a spinte degli imprenditori locali di quelle società, che promuovono una richiesta sociale di mafie? Varano (e noi con lui) conclude: “se dovesse risultare fondata questa analisi, che è quella proposta dagli studiosi più attenti del fenomeno mafioso (che non sono pubblicisti, esperti di instant-book, giornalisti; né magistrati che il fenomeno ovviamente devono studiarlo dal punto di vista del suo contrasto-repressione) sarebbe necessario ripensare in modo radicale le strategie per fronteggiare l’affermarsi progressivo delle mafie al Nord e insieme si potrebbe meglio affinare la lotta contro le mafie al Sud e la ‘ndrangheta con l’obiettivo non di contenere un fenomeno che pare invincibile ma di vincerlo facendolo sparire dall’orizzonte della vita della Calabria e/o riportandolo al livello fisiologico di una qualsiasi devianza”.