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Qualche domenica fa Presa Diretta, un programma di Riccardo Iacona in onda su Raitre, ha dedicato un servizio ad alcune imprese eccellenti calabresi nel settore agro-alimentare. Si è anche soffermato su altre “cose” eccellenti della Calabria: bellezze paesaggistiche, borghi incantevoli, amministrazioni efficienti e illuminate, ecc.
Finalmente! Verrebbe da dire … Finalmente sui media nazionali la Calabria è oggetto di un programma di informazione non per i suoi ben noti problemi, ma per la parte sana, migliore, della loro economia e della loro società. Per la parte cioè più viva e promettente, ossia quella che fa impresa in modo sano, innovativo, e vincente. Gettare luce sulle realtà positive, puntare l’attenzione sulle cose che vanno bene, le cosiddette eccellenze, sia in campo economico che in altri campi, è un’operazione intelligente e utile per la Calabria. I media locali già in parte lo fanno. Ma se iniziano a farlo i media nazionali, la cosa assume tutt’altra portata e valenza. E diventa quasi un’operazione educativa, dalle tante implicazioni. Ha scritto bene Dario Musolino: "dice a tutti, calabresi e non, che ce la si può fare, anche in Calabria. Nonostante tutti i problemi drammatici, i vincoli, gli ostacoli, che l’ambiente e il contesto pongono per chi fa impresa. Si può essere imprenditori di rilievo, innovativi, proiettati sui mercati internazionali anche nella provincia più segnata oggi dalla presenza della mafia. Anzi, il messaggio sottolinea implicitamente che essere imprenditori in un ambiente cosi difficile, a volte ostile, è ancora più gratificante e apprezzabile che esserlo in altri contesti più agevoli, come quelli che offrono le regioni del Nord Italia (si potrebbe dire, paradossalmente: 'gli imprenditori eccellenti della Calabria sono più eccellenti degli imprenditori eccellenti della Lombardia!'). Può scatenare effetti emulativi. Nel momento in cui le energie imprenditoriali latenti, esistenti in Calabria, apprendono delle esperienze di successo realizzate nel loro stesso territorio, non possono che trarne giovamento, incoraggiamento, e insegnamento’’.
Se le imprese calabresi di valore iniziano a conoscersi meglio possono entrare più facilmente in contatto, relazionarsi, e magari stabilire rapporti di collaborazione. Aiutandosi così a uscire dal loro storico isolamento, altro “male” del sistema produttivo regionale, privo di quei distretti industriali che spiegano lo sviluppo di tante altre aree del paese. E questi effetti possono ovviamente valere anche rispetto a possibili relazioni con imprese di altre regioni e paesi. E’ evidente che un’operazione del genere tende a correggere l’immagine, profondamente negativa, della Calabria, in Italia, e all’estero. Può, se non abbattere, almeno ridimensionare quel forte (pre)giudizio negativo sulla Calabria, e che in questi ultimi anni sembra essersi rafforzato, in particolare a causa dell’inasprirsi delle vicende di mafia. L’auspicio è che si continui su questa strada. Che i media, in particolare quelli nazionali, senza minimizzare e spegnere i riflettori sui problemi drammatici della regione, sappiano anche discernere con intelligenza e giudizio tra le criticità e le cose positive, che la Calabria e i calabresi, hanno e possono offrire.