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E’ evidente a tutti che il nuovo regime di Salvini e soci ha una discreta vita davanti a sé. A nulla valgono i crescenti dileggi in ambito internazionale e interno su migranti, Saviano e altra roba visto che il vento in poppa non sembra calare d’intensità. Anzi, le barche gongolano in mezzo al mare visto che le vele si gonfiano di un vento impetuoso che ha scelto una direzione e va veloce…
Durerà? Non lo sappiamo ma per ora è così e nel prendere atto che gli italiani dal Nord al Sud pare abbiano scelto il capo leghista come il nuovo conducator non può che sorgere spontanea una domanda: ma che fine hanno fatto Pd, Leu, Radicali, Verdi, ultrasinistra e compagnia bella? Dove si sono cacciati? Esistono ancora o, come suggerisce il nuovo astro nascente Carlo Calenda, bisogna ricominciare da zero, cambiare tutto visto l’irrilevanza ormai palese e di cui – sia detto non per autocitarsi ma per verità storica – su questo giornale da mesi insistiamo?
Quel che in realtà colpisce più di tutto in questi giorni è il silenzio più o meno mascherato dinanzi a quella che è stata definita ‘’la litania dell’odio’’ (Francesco Merlo) di cui si è inondata l’Italia. Perché tutto quanto messo in campo dal neo capo leghista non viene percepito in massa, non dico quindi combattuto ma nemmeno criticato adeguatamente? Perché questi roboanti silenzi? Perché – ancora – dinanzi agli attacchi a Roberto Saviano non si sono levate in questa strana terra che é la Calabria segnali di solidarietà vera e di vicinanza, visto che il video Facebook con cui Saviano stesso ha risposto al ministro Salvini per due terzi parla di Calabria?
Noi, ovviamente, non sappiamo se le vicende politiche dei prossimi mesi possano innescare un cambio di marcia. Troppo fragile è il quadro di fondo, infatti, dovuto alle tante fibrillazioni che il corso salviniano ha innescato e innescherà nei suoi improbabili alleati grillini. Ma quel che è certo è che se il centrosinistra, la sinistra, chiamatela come volete, non si dà una mossa nel senso di tornare tra la gente per parlare il suo linguaggio quel che resta del giorno sarà sempre meno che non un’ombra pallida di un’alba diventata già tramonto.