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Dall'Olanda a Milano fino in Calabria: sulle vette dell'Aspromonte, dove tutto in realta' ha origine e fine. ''Anime Nere'' e' la storia di una famiglia criminale calabrese. A raccontarla in un film e' Francesco Munzi: regista e sceneggiatore romano, classe 1969. ''Anime Nere'' ruota intorno a tre fratelli, figli di pastori, vicini alla 'ndrangheta, e racconta la loro anima scissa. La pellicola - che vede nel cast Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova e Anna Ferruzzo - sbarca ora in Spagna. L'anteprima del film e' stata in programma mercoledi' scorso, alle 8 della sera, all'Istituto Italiano di Cultura di Madrid che ha organizzato la proiezione in collaborazione con Betta Pictures.
Liberamente tratto dell'omonimo libro di Gioacchino Criaco (che con questo romanzo, nel 2008, ha inaugurato il noir di matrice calabrese), ''Anime nere'' e' un film del 2014, in concorso alla 71esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Distribuito in Italia a settembre da Good Films, la pellicola raccontera' al pubblico spagnolo una terra dove il richiamo delle leggi del sangue e il sentimento della vendetta possono ancora avere la meglio su tutto. ‘’Per anni – ha scritto Gioacchino Criaco, l’autore del tanto giustamente celebrato libro – la Calabria ha praticato il luogocomunismo nei confronti di posti come Africo, Platì o San Luca. Africoto o Sanlucoto era, dai calabresi, associato a qualcosa di negativo. Ora c’è un’africotizzazione della Calabria intera, per mali reali e anche per alibi strumentali. E la Calabria è diventata l’utile idiota di una nazione in declino, corrosa dai problemi. E l’Italia fuori dai suoi confini è diventata la Calabria d’Europa. E non è per razzismo che ‘calabrese’ sia diventato un termine negativo. C’è solo tanta superficialità intorno alla Calabria, pregiudizi e banalità figli di un autorazzismo tutto calabrese, prodotto dall’essere orfani di un passato che è stato grande ma che è passato da qualche millennio’’.