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Nei paesini è molto importante dare le condoglianze ai parenti di una persona defunta. La perdita di una persona mette a dura prova. E essendo circostanze delicate, è importante trovare le parole giuste per confortare chi l’ha subita. Alcuni preferiscono non ricevere le condoglianze e buttarsi a capofitto nella routine per non pensare al dolore. Altri ci tengono e rimangono grati a vita per un semplice gesto di vicinanza nel delicato momento anche con una semplice parola. La società di oggi non è più abituata a accompagnare la morte con rituali, anche nei mesi successivi al decesso. Come mai? Forse perché è proiettata l’idea di una eterna giovinezza. Ci sono dei rituali, in alcune aree dell’Italia meridionale, in cui per piangere ai funerali, vengono pagate delle donne chiamate prefiche. In altri paesi ci si veste di nero o non si toccano le cose del defunto per diversi giorni. In alcune popolazioni rom vengono bruciati gli abiti e gli oggetti del defunto. Ogni cultura ha, dei rituali per esorcizzarla.
Nella società occidentale la morte, è diventata un vero e proprio tabù. La si evita, si finge che non esista, non se ne parla, quasi a alimentare con questo atteggiamento di rifiuto la paura.
Il rifiuto della morte, in nome, forse di un eterno benessere che è in realtà illusorio. E complica le cose anche quando si tratta di trovare le parole giuste per confortare le persone che l’hanno subita. Può accadere che si pronuncino frasi inutili. Del tipo “so come ti senti”, “vedrai che con il tempo starai meglio”, “in fondo è meglio così, aveva la sua età”. Formule che non aiutano chi soffre, ma che impediscono di esprimere il dolore, come se fosse sbagliato viverlo. Quasi che fosse un obbligo riprendersi il più in fretta possibile.
Il dolore, in psicologia, va accettato e vissuto. È normale che la persona pianga, si arrabbi, provi gelosia e invidia per chi sta bene. E’ inutile fingere il contrario o consigliare a chi soffre di calmarsi, di non piangere. Altro tasto dolente, evitare i paragoni, del tipo “so cosa provi”, perché è una falsità. Il dolore è un’emozione personale, e ognuno la vive a modo proprio. E se non sapete cosa dire, meglio tacere, e magari recuperare la vecchia abitudine delle lettere di condoglianze più efficace del messaggino sui social, anche perché rimangono nel tempo.