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Non ci siamo abituati, non ci vogliamo abituare ai sacrifici. Anche per questo e soprattutto per questo motivo non accettiamo il momento storico. Non siamo andati in guerra a combattere ma il termine, il verbo lo abbiamo usato collegato alla obesità o alla crisi esistenziale o sentimentale. Combattere contro i mulini a vento lo scrisse Cervantes. Noi in un mondo di apparenze abbiamo combattuto solo gli stereotipi e i pregiudizi. A parole e i più coraggiosi con i fatti. Punto. Il coraggio è un altra cosa. Ritorno sull'attacco del pezzo. Non accettiamo di avere subito sacrifici e costrizioni in era pandemica e post pandemica e ora questo momento natalizio. Anzi per essere liberi di circolare nei ristoranti e festeggiare tra amici siamo scappati a dosarci le dosi richieste. Solo per non essere messi da parte da questa società mondiale a base di moderna/ptizer/ astrazeneca. Ora lo stop. Le nuove o vecchie costrizioni ci riportano e ricontrollare l'agenda degli appuntamenti mondani e familiari. Siamo disposti a seguire il vademecum o una parte di noi è strastanca e sfasata e preferisce ribellarsi. Sinceri! Quanti con i vaccini erano convinti a un ritorno alla normalità di due anni fa? E quanti stanno pensando che il tira e molla degli ordini del Governo ci inoltreranno ops pardon sdraieranno di nuovo sui lettini degli psicoterapeuti per cercare di capire qualcosa di questa esistenza vulcanica e soporifera?
Non siamo abituati a fare a meno dei soldi come benessere per accedere alle comodità. Non siamo abituati a evitare di viaggiare per coccolarci con le meraviglie del mondo. Non siamo abituati a sopportare le patologie degli anziani genitori. Non siamo abituati a ascoltare le riflessioni o le problematiche dei nostri amici fidanzati mariti. Siamo una generazione cresciuta/vissuta con privilegi. Molti a base comodosa viziata con una vita serena divertente senza problemi e proibizioni dove tutto è, e deve essere possibile. Non siamo persone che hanno mai combattuto nel senso più elevato e onorevole del termine. Quindi tutto questo non ci piace, non sappiamo come affrontarlo e solo il pensiero che prima o poi finirà l era della mascherina il distanziamento e i buchi di vaccino nel braccio, ci dà la speranza di andare avanti. Non siamo forti. Pensavamo di esserlo perché lo psicoterapeuta ci convinceva. Sta soffrendo la generazione di coloro che avevano tutto e sempre a portata di mano. Grazie alla grandeur dei genitori, del conto in banca e di un mondo dove potevi divertirti a avere senza molti sforzi e privazioni eccessive. Poi? Tutto finisce per un paio di anni. E se le sicurezze che rendevano spavaldi e superbi dovessero avere una fine come si supererà il trauma? Chiedere ai nonni!