“LAUDATO SI’” e “TERRAFUTURA”. Il credente e il non credente: come fanno a dialogare?

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Ed ecco cosa afferma Papa Francesco, meraviglia delle meraviglie, allo stesso modo di un filosofo, di uno storico, di un sociologo: “E’ bene distinguere prima i due concetti di laicità e laicismo: la laicità è un approccio sano, il laicismo, invece, è un atteggiamento chiuso, infantile. Noi siamo figli di quella visione dell’Illuminismo che ha sancito la completa separazione: la fede è lì, astratta, noi siamo laici e non abbiamo nulla a che vedere con essa. Ma non è così: la vera laicità ha un’apertura trascendente, non potrebbe essere altrimenti. Se così non fosse, si toglierebbe alla persona la possibilità di trascendere se stessa, di aprirsi al mondo e all’altro, di proiettarsi in ciò che è fuori da sé. Tutte le opere di solidarietà sono aperture all’altro da noi, al trascendente, ma noi siamo cresciuti nella totale separazione. (…) È un errore di fondo. Anche i credenti, quelli che sono aperti al trascendente, devono capire l’umanesimo agnostico, che è una realtà. È su quel piano di comprensione che si potrà dialogare” (pp. 25-27).

Continuando, il Presidente onorario di Slow Food evidenzia la contaminazione con la religione: "Ragionando a fondo, però, ho compreso meglio che il dialogo non è un’opzione morale: al contrario, è un metodo vero e proprio. Esattamente come affermava, già alla metà del secolo scorso, Romano Guardini (le confesso che non ho mai letto così tanta teologia come in questi ultimi mesi). La figura di Guardini mi ha affascinato perché diceva queste cose trent’anni prima degli altri! E allora ho capito che il dialogo è metodo. Per me è un metodo culturale, politico, operativo. Lei cosa ne pensa?”. Sua Santità risponde così: “Il dialogo è un metodo prima di tutto umano. Guardini è stato capace di realizzare questo approccio che guarda alle tensioni bipolari non come qualcosa che va annullato, ma come qualcosa che va superato ad un livello più alto. (…) Guardini è stato capace di fare questo perché è stato allattato col dialogo. (…) Questa è la sua grandezza…”.

Di Romano Guardini si è parlato, tra l’altro, i primi di febbraio a Messina, dall’1 al 5, ne La presenza di Hegel nei pensatori contemporanei, Convegno Internazionale di Studi con 70 pensatori connessi da remoto.  L’importante incontro organizzato nel migliore dei modi da Giuseppe Gembillo, già professore di Storia e Filosofia della Complessità e coordinatore della Scuola Francesco Fiorentino di Lamezia Terme nei 18 anni di attività, e dal gruppo di docenti del Centro Studi Internazionale di Filosofia della Complessità Edgar Morin.  A febbraio, durante l’incontro, cercai il libro in cui ci sono dei richiami su Romano Guardini e oggi ce l’ho davanti: Werner Heisenberg. Lo sfondo filosofico della fisica moderna, edito da Sellerio nel 1999; a cura di Giuseppe Gembillo ed Enrico Antonio Giannetto, professore ordinario di Storia del Pensiero Scientifico presso l’Università di Bergamo, anch’egli relatore nei seminari lametini. Il volume è un’antologia di saggi del Nobel della Fisica (1932), scopritore del principio di indeterminazione. C’è pure un’intervista tradotta da Giuliana Gregorio, docente messinese di Storia della Filosofia nell’Università Peloritana e relatrice ai corsi della Scuola Francesco Fiorentino, in cui viene posta la problematica religiosa. In particolare lo scienziato “che pensa filosoficamente” argomenta sulla visione religiosa del mondo: “La religione (…) è innanzitutto un linguaggio per parlare in modo più vincolante delle cose ultime del mondo, della morte, della vita, delle senso e dei valori della vita” (p.77). Il fisico si spinge oltre la scienza sperimentale e teorica andando verso la metafisica.

 Il riferimento a Guardini si trova nel discorso tenuto da Werner Heisenberg, il 23 marzo 1973 alla Katolische Akademie in Bayern, Verità scientifica e verità religiosa, in occasione del premio Guardini, tradotto da Chiara Staiti, professoressa di Filologia Germanica presso l’Università dell’Aquila. Alcuni stralci sintetizzando al massimo: “Questo mondo di Guardini è un mondo profondamente religioso, cristiano, e, a un primo sguardo, appare difficile stabilire (…) una relazione con il mondo delle scienze naturali” (p.56). A livello percettivo immediato non sembra ci sia legame tra la verità scientifica e l’interpretazione religiosa del mondo. E’ pur vero, però, che l’uomo, inserito nella comunità, sviluppa capacità spirituali distintive dagli altri esseri viventi che non ce l’hanno per niente. Sostiene Heisenberg a pagina 60: “In che misura la religione possa forgiare l’aspetto di una comunità umana e la vita del singolo all’interno di essa non si può descrivere in modo migliore di quanto ha fatto Guardini nel suo libro dei personaggi dei romanzi di Dostoevskij [Romano Guardini, Dostoevskij. Il mondo religioso, Morcellania, 1995]. La vita di questi personaggi è pervasa completamente, in ogni istante, nella lotta per la verità religiosa, è in certa misura permeata dallo spirito cristiano, e così ha importanza relativa se questi uomini, nella lotta per i bene, vincono o restano sconfitti. Anche i peggiori di loro sanno cos’è il bene e cos’è il male, misurano il proprio agire sulle immagini guida fornite loro dalla fede cristiana”. In maniera più articolata: “La religione vera e propria non parla di norme, ma di immagini guida, sulle quali possiamo orientare il nostro agire. (…) La religione, tuttavia, non è solo la base dell’etica; essa è (…) soprattutto la base della fiducia. (…) Dalle immagini e dalle parabole della religione, che rappresentano pure una sorta di linguaggio poetico, deriva la fiducia nel mondo…” (p.61).

 Chiudo il pezzo con le ultime parole del discorso del Santo Padre ai partecipanti alla conferenza promossa dal “Romano Guardini Stiftung (Fondazione)” nel novembre del 2015.  Papa Bergoglio: “Forse possiamo applicare le riflessioni di Guardini al nostro tempo, cercando di scoprire la mano di Dio negli eventi attuali. Così potremo forse riconoscere che Dio, nella sua sapienza, ha inviato a noi, nell’Europa ricca, l’affamato, perché gli diamo da mangiare, l’assetato perché gli diamo da bere, il forestiero perché lo accogliamo, e l’ignudo perché lo vestiamo. La storia poi lo dimostrerà: se siamo un popolo, certamente lo accoglieremo come un nostro fratello; se siamo solamente un gruppo di individui più o meno organizzati, saremo tentati di salvare innanzitutto la nostra pelle, ma non avremo continuità”.  Come al solito, Papa Francesco è connesso con il Vangelo e con l’attualità sociale: è prete, vescovo, papa, storico, sociologo, politico forgiato dalla cristianità… Meraviglia delle meraviglie.

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