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Greta Thunberg, “la rompiballe va dal Papa”, “Greta gretina”; è stata così etichettata, in malo modo, da Vittorio Feltri su Libero. Al contrario, Martina Pennisi ha messo le parole al posto giusto sul Corriere della Sera: “Uno scricciolo di 15 anni che aveva deciso [l’anno scorso] di non andare a scuola [di venerdì] fino alle lezioni del 9 settembre al grido di Skolstrejk for climatet. Sciopero scolastico per il clima. La giornalista ha pubblicato l’articolo con due foto emblematiche: nella prima si vede la ragazza seduta da sola a Stoccolma, sul marciapiede del Parlamento svedese; la seconda mette in risalto Greta insieme a milioni di giovani di tutto il mondo. Nei suoi spostamenti non ha usato l’aereo; ha attraversato l’Atlantico in barca a vela. Incredibile! Ha coinvolto centinaia di Paesi e migliaia di città del pianeta Terra. Ha incontrato Bergoglio, Obama, Merkel. Ha evitato Trump o l’incontrario. Sicuramente vicini. Ma non sono mancati i tweet tra lei e il presidente degli Usa. Così il capo della Casa Bianca: “Sembra una ragazzina molto felice proiettata verso un futuro splendente e meraviglioso!”. La risposta di Greta: “Una ragazza molto felice che aspetta con impazienza un futuro luminoso e meraviglioso”. Friday for future (sciopero scolastico ogni venerdì per il futuro) è il suo movimento. Nei giorni scorsi ha parlato sullo sconvolgimento del clima allo Youth Climate Summit (Vertice della gioventù sul clima) e all’Assemblea delle Nazioni Unite dove sono intervenuti i leader di 60 Paesi disponibili a rimediare agli sconvolgimenti del clima. Qualche stralcio del suo breve intervento all’Onu: “Gli occhi delle future generazioni sono su di voi. Non vi lasceremo a farla franca. Il mondo si sta svegliando. (…) Eppure vi rivolgete a noi giovani per avere speranza. Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. (…) Le persone stanno soffrendo e stanno morendo, interi ecosistemi stanno crollando”.
Ho messo in evidenza, all’inizio del pezzo, le diverse prese di posizioni, alcune opinioni addirittura contrastanti sulla iniziativa di Greta. Mi hanno stupito quelle che esprimono critiche; la sua lotta viene considerata da alcuni politici e anchoman alla stregua di un’operazione di marketing pubblicitario. Fuori dalle polemiche e dagli schieramenti pro e contro, cercherò di affrontare l’argomento sul clima, ormai preoccupante, attenendomi a ragionamenti reali. Prima di tutto quelli storici. L’atteggiamento antropocenico dell’uomo che modifica il territorio con conseguenze ambientali negative è avvenuto ben prima della Rivoluzione industriale. Per restare al vicino, si è verificato per la nostra Calabria nella età antica, allora tutta ricoperta di boschi. A conferma di ciò la testimonianza di Augusto Placanica, professore ordinario di Storia all’Università di Salerno e studioso importante della nostra regione: “…col nome di Sila s’intendeva tutta l’immensa Silva Brutia che, nella coscienza geografica del tempo, comprendeva anche le Serre e l’Aspromonte, costituendo il più grande bosco d’Italia conosciuta. (…) [Ma] si aprì una lunghissima fase di degradazione, per via dei massicci diboscamenti dovuti alla fortissima domanda romana di materiale legnoso e successivamente per la messa a coltura di aree collinari e montane in seguito al ritiro delle popolazioni verso l’interno…”.
La stessa cosa sta avvenendo oggi nella Foresta Amazzonica con gli incendi sistematici nel più grande polmone verde del nostro pianeta. Borsonaro, presidente del Brasile, non tiene in gran conto la fotosintesi clorofilliana, quel processo biochimico da cui traggono alimento le piante rilasciando ossigeno. Avviene un do ut des con la vegetazione circostante, una relazione con l’essere vivente e tra esseri viventi. La vita naturale è costituita da un intreccio di relazioni. Al contrario l’uomo antropocenico è andato avanti all’ incontrario, senza considerare l’equilibrio naturale. La situazione di squilibrio sostenibile veniva risolta nei secoli precedenti la Rivoluzione industriale dalla fotosintesi clorofilliana in grado di assorbire le fonti fossili; con l’avvento dell’industria non ce l’ha fatta più e si sono accumulate nell’atmosfera le emissioni di anidride carbonica. Conseguenze disastrose: aumento della temperatura che ha rafforzato i venti con tempeste e trombe d’aria; lunghi periodi di siccità alternati a momenti di pioggia intensi, allagamenti dei terreni coltivati; scioglimento dei ghiacciai.
Si sono poi moltiplicati i danni con il neoliberismo economico e la globalizzazione. Così, dopo le ragioni storiche, ecco quelle economiche che appartengono al nostro presente. Si è andati avanti sicuri, certi di una crescita infinita. Ma da qualche tempo è subentrata l’insicurezza a causa della incapacità del pianeta Terra di sostenerla, la cosiddetta impronta ecologica (l’area necessaria a provvedere a ciò che ciascuno di noi consuma e ad assorbire i rifiuti prodotti). Dal vicino intorno a noi, passando in Europa fino a comprendere l’intero Pianeta, ecco cosa è successo negli ultimi mesi: il 15 maggio scorso, il nostro Paese è arrivato al giorno del sovrasfruttamento (Overshoot Day) “5 giorni dopo la media dei vicini europei, ma due mesi e mezzo prima di quello ufficiale a livello planetario” (Agi). Significa che abbiamo consumato le risorse di nostra madre Terra senza darLe il tempo per riprodurre gli ecosistemi. In Italia e nell’Unione Europea le emissioni di anidride carbonica sono le più dannose e “insieme Cina, USA, India, Russia e Brasile hanno la maggiore impronta ecologica del mondo”. Borsonaro, presidente del Brasile, dovrebbe gestire al meglio la sua enorme ricchezza, ma continua sistematicamente ad erodere con la deforestazione la Foresta Amazzonica. Da quanto detto allora si comprende bene l’importanza della contestazione di Greta che con i suoi Fridays for Future è giunta fino all’Onu ascoltata da 60 rappresentanti dei Paesi delle Nazioni Unite, tra cui il nostro Conte, trascinando, nel contempo, milioni di giovani nella lotta per un futuro migliore. E già si diffonde il Green New Deal (il Nuovo Accordo Verde sull’ambiente). Questa speranza diventerà certezza?