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Alla ricerca di nuovi modelli per un futuro sostenibile
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
Davanti a me due libri che mi guideranno per la stesura del prossimo articolo on line. La precedenza ce l’ha l’enciclica ecologica di Papa Francesco: Laudato si’. Il titolo riecheggia il verso dell’altro Francesco, Quello d’Assisi che già nel Medioevo cantava un’ecologia pregnante di spiritualità; sto parlando del Cantico di Frate Sole o Laudes creaturarum, meglio conosciuto come Il Cantico delle creature. Apro a caso, a pagina 184, là dove Bergoglio parla di cittadinanza ecologica: “E’ molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle prima di dar forma al suo stile di vita. L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura dell’ambiente, come evitare l’uso del materiale plastico o di carta, ridurre il consumo d’acqua, differenziare i rifiuti…”. L’enciclica è stata pubblicata nel 2015; Greta Thunberg, allora 13enne, non aveva ancora iniziato la sua lotta e già Papa Francesco I aveva le idee chiare sulla “cura della casa comune” partendo dalla quotidianità, così come fanno adesso i ragazzi dei diversi continenti durante il Friday for future (Venerdì per il futuro), mostrando sensibilità ecologica. L’analisi di Sua Santità è lucidissima e pone questioni di sopravvivenza della Terra: “Il ritmo di consumo, di spreco, e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta” (p.148). Bergoglio suggerisce delle soluzioni che si potrebbero concretizzare in iniziative politiche: “…si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia”. I combustibili fossili dovrebbero essere sostituiti gradualmente dalle energie rinnovabili, ma “nella comunità internazionale non si raggiungono accordi adeguati (…) si privilegiano gli interessi nazionali rispetto al bene comune globale”. Urgente: “cambiare il modello di sviluppo globale”, abbandonare “il principio di massimizzazione del profitto” ed iniziare ad operare a vantaggio di una crescita sostenibile.
Ma certa politica non è in grado di compiere una svolta in tal senso perché vittima di interessi individuali o addirittura della corruzione, incapace, quindi, di perseguire il bene comune, proclamato sì, ma mai attuato. Ecco perché le problematiche restano gravi e preoccupanti. Ho scelto arbitrariamente solo pochi stralci per restare nell’economia del pezzo. Tutta l’enciclica è interessante e vicina alle questioni attuali. Invito coloro che non l’hanno letta, politici e non, a farlo: sicuramente si tratta di un documento prezioso di analisi, conoscenza e approfondimento spirituale; fa bene al corpo e all’anima. Più che mai va letta in questo inizio d’autunno in cui è stata inaugurato il 6 ottobre scorso il Sinodo (Concilio ecclesiastico) sulla Foresta Amazzonica “per una ecologia integrale” in modo da contrastare la povertà e dare dignità agli esclusi. “Da qui un Sinodo che è figlio dell’enciclica di Papa Francesco”, come ha scritto Stefania Falasca su Avvenire.it.
Da un libro all’altro: Destra e Sinistra Addio di Maurizio Pallante, considerato “un eretico e un irregolare della cultura” nei cenni biografici in copertina. Sfogliando, ho riletto il IV capitolo: La destra, la sinistra e la crescita. Entrambi i poli politici hanno messo al primo posto lo sviluppo come imprescindibile. Eppure non ne hanno mai evidenziato i limiti. Su quali basi scientifiche si può sostenere la crescita senza fine in un Pianeta le cui risorse sono finite e alcune dannose? Un virgolettato dell’autore a pag. 87 a proposito dello sviluppo dagli anni ’50 del secolo scorso fino ad oggi: “In Italia (…) questo processo [di crescita] è stato guidato dai governi di centro-destra (…) ed è stato sostenuto dalle due varianti della sinistra socialdemocratica (…). Per tutti i partiti la crescita del prodotto interno lordo (il Pil) rappresentava e rappresenta tuttora un progresso”. Mai preso in considerazione l’ambiente con la dovuta importanza. Si mischiavano i significati di sviluppo, progresso e crescita. Si è andati avanti in maniera irresponsabile: industriali, politici, sindacalisti, studiosi, giornalisti sono stati incuranti dello sconvolgimento climatico.
Solo una minoranza inascoltata negli anni ‘70-80. A pagina 89 del libro viene ricordato, tra gli altri, Nicholas Georgescu Roegen di cui si è occupato, nel settembre del 2012, il seminario della Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme a proposito di Economia e Decrescita, relatori Giuseppe Gembillo, Giuseppe Giordano e Maria Laura Giacobello. Negli Anni ’70 l’economista romeno introduceva nel processo economico la legge dell’entropia che evidenzia l’irreversibile degradazione dell’energia: Il calore fluisce spontaneamente dal corpo più caldo a quello più freddo; così l’energia disponibile si trasforma in energia non disponibile; il movimento è irreversibile; il degrado aumenta continuamente. Ne consegue che energia, economia e ambiente sono strettamente legati. L’economia non è autonoma, ma interconnessa con i processi naturali; non può essere decontestualizzata dall’ambiente, né dalla realtà fisica e biologica dell’uomo. Il processo economico isolato e autosufficiente non esiste nella realtà. L’homo oeconomicus è un mito della società occidentale. L’economia rappresenta un processo di produzione, distribuzione di beni ed espulsione di rifiuti. Se si continua con il neoliberismo ci sarà l’apocalisse. A Nicholas Georgescu Roegen fu negato il Nobel e venne pure emarginato dalla scienza dominante. Era avanti di 50 anni!
Oggi soltanto una nuova coscienza ecologica ci potrà salvare. Per fortuna si fa strada in alcuni Stati la green economy: economia circolare, efficienza energetica, agricoltura di qualità, cura del bene comune. Ho Letto sull’ultimo numero di 7, il settimanale del Corriere della Sera, che Adidas, il famoso marchio di calzature sportive, dovrebbe introdurre nel mercato 7 milioni di scarpe prodotte con la plastica raccolta nelle spiagge. Nel 2017 al Fashion Summit di Copenaghen si era posto l’obiettivo di ottenere una circolarità virtuosa. Sta prendendo piede il Green New Deal, un piano straordinario di investimenti per avviare la transizione ecologica. Sono segnali di un cambiamento in atto. Ma bisogna fare in fretta e bene. Domani potrebbe essere troppo tardi.