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Dicevamo nel precedente blog della lentezza della politica sulle riforme dagli anni ’80 ai giorni nostri. In verità fin dai primi anni della Repubblica italiana si è andati avanti verso il cambiamento a piccoli passi. Vedi attuazione della Carta costituzionale o Costituzione di fatto. Due esempi su tutti: La Consulta (1953), le Regioni (1970). Con l’avvento di Renzi è nata la voglia di fare in fretta. “Non c’è tempo da perdere!”, ha esclamato il neo segretario del Pd, ostentando, anche mediaticamente, di essere diversamente piddino nei rituali della forza politica tradizionale. E’ contro la riunionite: le riunioni interminabili di partito. Ma, a volte, la fretta può essere cattiva consigliera e si rischia di non ottenere i risultati sperati. Specialmente le cadute di stile creano effetti deleteri. Per di più quando si è davanti alle telecamere. In questi casi i politici devono stare attenti a come parlano (anche a telecamere spente). Come nel momento in cui un giornalista ha chiesto al segretario sull’esigenza di un rimpasto di governo da parte di Fassina, viceministro dell’economia. Renzi ha risposto: “Chi?”. Eppure nel suo documento delle primarie abbiamo letto: “…garantiamo che rispetteremo sempre i nostri compagni di strada e competitor interni…” Se ne sarà dimenticato. Il diversamente piddino vuole segnare discontinuità a tutti i costi. Il 4 gennaio scorso, riunione della segreteria nazionale del Pd altrove. Da Roma all’ex capitale Firenze (1865-1871). Tranquilli, non è intenzionato a spostare la capitale del Paese. Ha soltanto inaugurato gli incontri itineranti dell’organismo ristretto del Partito democratico.
L’ha detto lui: “…appuntamenti (…) ce ne saranno altri, in altre città d’Italia”. Così da via S. Andrea delle Fratte, sede capitolina del Pd, a via Forlanini, sede del comitato fiorentino per le primarie pro Renzi, con simbolo annesso, quello dell’allora candidato segretario. Senza il simbolo del partito. E’ il nuovo che avanza, lontano dai palazzi romani. Il 2 gennaio aveva già twittato e ha linkato la stessa e-news agli abituali twitterandi e ai leader degli altri partiti. Ha digitato di riforma elettorale e unioni civili. Italianissimo. Poi di dead-line (termine ultimo), Job Act (piano per il lavoro), facendo gli auguri a Bill De Blasio, il nuovo sindaco di New York, in stile anglosassone (Good Luck, Mister Mayor !), senza dimenticare Bloomberg, il sindaco uscente della Città della Grande Mela. Americanissimo. Poveri noi, digitali italiani 60enni! Parlare e scrivere in tal guisa (significa in tal modo, termine letterario d’altri tempi)! Non ha aspettato il ponte dell’Epifania (come ha fatto Letta) e ha detto chiaro con l’esclamativo: “Non scherziamo! Sono vent’anni che la classe politica sta facendo il ponte”. Tre proposte per i partiti: doppio turno di coalizione dei sindaci, modello spagnolo, Mattarellum rivisitato. Seguiranno incontri bilaterali. Sembra che Forza Italia sia disponibile per il modello spagnolo, il Nuovo centro destra per “il sindaco d’Italia”, nessuna chiusura da parte di Scelta civica, un po’ distanti dalle proposte La Lega e Cinque Stelle, che, forse, non disdegnerebbero il Mattarellum. Per adesso tanta confusione per noi cittadini che dovremo scegliere i nostri rappresentanti. Le proposte anzidette sono a rischio di possibili veti incrociati: in un primo tempo le agenzie hanno battuto la notizia di un incontro tra Renzi e Berlusconi; poi è arrivata la smentita dall’ufficio stampa del Pd. Che cosa sta succedendo? Comunque, secondo alcuni esponenti di governo, ci dovrebbe essere il vincolo di maggioranza; pare che l’esecutivo si trovi d’accordo sul doppio turno del Sindaco d’Italia. Eventuali intese con le opposizioni (modello spagnolo, Mattarellum) potrebbero generare una crisi di governo. Il nuovo segretario il 14 gennaio incontrerà i senatori del Pd per spiegare la necessaria trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie. Bisogna pure discutere la riforma del titolo V della Costituzione. Il 16 dello stesso mese nella direzione del Pd si parlerà di Job Act. Intanto, dopo il ponte dell’Epifania, Letta ha iniziato i suoi incontri bilaterali con le forze politiche della maggioranza per un patto di coalizione denominato “Impegno 2014” . Dovrebbe concludere prima della partenza per Bruxelles, dove incontrerà i membri della Commissione europea. Meno male che Renzi è contro la riunionite . Nell’odierno panorama politico la riunionite è doppia! Ci sono i tavoli (parlamentari) di Renzi e quelli (governativi) di Letta. Sarà opportuno procedere in parallelo senza sovrapporsi o, peggio, entrare in rotta di collisione. Come andrà a finire?