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di Pino Gullà
Nel blog precedente accennavo al malaffare che aveva lambito il Viminale; giorni fa è arrivata la notizia di 11 arresti al Ministero dell’Agricoltura, sempre per fatti di corruzione. Pare che siano implicati i vertici (il capo della segreteria), dirigenti e semplici funzionari del Ministero stesso. Valgono le parole di Mario Catania, ministro delle Politiche Agricole, che non c’entra con l’indagine della Procura di Roma. In buona sostanza ha dichiarato: fiducia nell’operato della magistratura, nello stesso tempo il diritto degli indagati e degli arrestati a dimostrare il contrario.
Dopo le mazzette al Sud avevo promesso un fatto di corruttela accaduto al Nord. E così sarà. E’ una storia paradossale. Un imprenditore “spiega” alla Procura di avere pagato ben 120 mila euro per nulla. Proprietario di un’estesa zona dove prima sorgeva una grande industria tra le più importanti d’Europa, il personaggio in questione era intenzionato a darsi all’edilizia proprio in quell’area. Aveva già ottenuto, nel 2006, “le approvazioni preliminari” da parte degli enti preposti. Ma in quell’anno cambiò la giunta e tutto l’iter burocratico si fermò. Qualche tempo dopo, quando andò in Procura, l’imprenditore-costruttore aveva già pagato due mazzette da 60 mila euro, mascherate da “parcelle per un lavoro di progettazione concesso a un architetto suggerito (secondo il costruttore imposto) dal nuovo sindaco”.
Il virgolettato (abbiamo tralasciato i nomi) si trova a pagina 21 del libro La democrazia dei corrotti di Mapelli e Santucci. Ma il costruttore non raggiunse l’obiettivo. Il racconto rivela intrecci ed entrano in gioco diversi interlocutori e… altri consigli. In compagnia del sindaco si presentò negli uffici dell’impresa un consigliere comunale che, su indicazione del primo cittadino, avrebbe seguito la pratica. Ancora intrecci. Un accordo nero su bianco con il politico, nuovo referente: una scrittura privata in cui l’imprenditore s’impegnava “a concedere” al figlio del politico “l’incarico di vendita delle unità immobiliari che sarebbero sorte una volta approvato il progetto… Il tutto con il riconoscimento di una percentuale del 3%” . E ancora: “L’anticipo di 500 mila euro ad approvazione del Pgt (Piano di governo del territorio) del Comune di…”. Addiritura avrebbe dovuto pagare una penale di 2,5 milioni di euro se non avesse dato “alla società (gestita dal figlio del politico) l’incarico a vendere le unità abitative”.
Che strano! Per quale motivo l’imprenditore-costruttore, su un affare di centinaia di milioni, avrebbe dovuto versare 500 mila euro di anticipo e firmare una maxi-penale? Per l’accusa è risultato tutto chiaro: si tratta di una “mazzetta contrattualizzata (…) e blindata da una formula di garanzia nel caso di mancato rispetto dell’accordo”. Scattano gli arresti. Quali le conseguenze? Il sindaco si è dimesso e il consiglio comunale è stato sciolto. I magistrati ipotizzano che sindaco, consigliere & figlio (in passato assessore ai lavori pubblici) avrebbero agito di comune accordo con la mediazione di un commercialista, parente del sindaco… PICCOLE CRICCHE? .