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L’arrivo del ministro Delrio in Calabria. Riparte la questione meridionale?
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
E’ arrivato in Calabria Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, per l’inaugurazione del tratto di 5 km della strada statale dei “Due mari” (SS280) che adesso si collega con il versante ionico (SS106). Il ministro, in conferenza stampa, ci ha regalato qualche speranza in più per Natale e per il prossimo anno: “3,5 miliardi di finanziamento per i grandi progetti” come l’ammodernamento della 106, la Trasversale delle Serre e il completamento dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria. Delrio ha sottolineato la centralità del porto di Gioia Tauro per quanto riguarda la movimentazione di merci e container lungo le rotte dall’Estremo Oriente all’Europa; in tal modo il porto calabrese gestirà insieme a Rotterdam e ad Anversa tale traffico marittimo; 20 milioni di euro sono stati già sbloccati per il nuovo terminal intermodale. E ancora, potenziamento, entro il 2016, dell’asse ferroviario Salerno-Reggio Calabria.
Sembra ripartire, con le infrastrutture, l’avvio della soluzione di alcune problematiche della questione meridionale con modalità simili a quelle dei primi decenni del II dopoguerra e anche dopo: l’A3, l’Autostrada Salerno Reggio-Calabria, iniziata nel ’66 e completata nel ’72, con gli attuali ed eterni lavori in corso nel tratto calabrese; il porto di Gioia Tauro negli anni ’90 presentava enormi potenzialità per un decollo a livello internazionale, al contempo frenato dalla presenza della delinquenza organizzata. Sono strade già percorse, bisogna evitare di ripetere gli errori fatti precedentemente dalle classi dirigenti politico-amministrative. Non dimentichiamo che l’intervento straordinario, in molti casi, ebbe fini elettoralistici, servì per organizzare il consenso e fu un serbatoio elettorale per i partiti che governavano, a discapito dello sviluppo economico. Il porto di Gioia Tauro ha sempre avuto la palla al piede della ‘ndrangheta; questa dovrà essere contrastata, ma anche la politica deve dare il suo contributo di democrazia e di governo del territorio senza il condizionamento del malaffare. Considerare “il ruolo del porto di Gioia Tauro strategico non solo in chiave regionale, ma soprattutto in chiave nazionale”, come ha detto Delrio, vuol dire porre la questione meridionale calabrese del Terzo Millennio nell’ambito euro-mediterraneo, di cui si devono far carico gli Enti locali, il governo regionale, quello nazionale e l’Ue.
L’assunzione di responsabilità e le politiche concertate potrebbero promuovere le forze innovative del territorio e, finalmente, produrre sviluppo, benessere, cominciando dall’ambiente circostante ripulito dalle figure sociali parassitarie e illegali. Le nuove forze, in particolare le giovani generazioni, devono tenere a debita distanza le scorciatoie dell’assistenzialismo e del clientelismo. Cose già viste con l’intervento statale del passato e che tanto danno hanno arrecato. Insieme al trasferimento delle risorse finanziarie, sarebbe urgente e necessario un rinnovamento culturale, con l’indispensabile apporto del mondo universitario, per non scivolare ancora nella passività e nella irresponsabilità. Se il governo centrale sollecita le potenzialità di sviluppo con i finanziamenti, sarebbe opportuna una risposta immediata degli Enti del territorio con la buona politica, rendendo protagonista il capitale sociale ed economico maggiormente avanzato in modo da competere, confrontandosi con la realtà internazionale. La classe politica meridionale (e non solo) deve capire una volta per tutte che clientelismo e malaffare producono ritardi, arretratezza e disastri d’ogni genere. Specialmente nel mondo globale in cui ci troviamo, si rimane irreparabilmente indietro, in periferia oppure, come sostengono alcuni studiosi, il Meridione viene fagocitato con tutte le sue fragilità dalla globalizzazione. Pertanto i finanziamenti per le infrastrutture e in favore della centralità del porto di Gioia Tauro rappresentano, in un momento di vacche magre, l’ennesima occasione da non perdere per unirci fattivamente all’Europa e al Mondo. Da parte nostra è prioritario rafforzare il senso spiccato di cittadinanza e l’assunzione di responsabilità, individuale e di gruppi tecnologicamente attrezzati, allontanando per sempre il cronico vittimismo e l’abitudine a dare la colpa di tutto agli altri. Non è sempre così. E poi non bisogna dimenticare che non c’è un solo Sud, ma per fortuna tanti Sud, alcuni pronti per il riscatto. Che vogliamo fare, metterci in un angolo oppure inquadrare la questione meridionale come problema dell’Unione Europea?
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