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La primavera lo ha fatto, perché l’uomo ci ha messo del suo nel deturparla con tutto il possibile e l’inimmaginabile e ora nessun ha il diritto di lamentarsi. Ora le persone si alzano e per prima cosa guardano il cielo e, a secondo del suo colore, cambiano umore perché siamo abituati a vedere il sole e tutto dipende da lui. Poi ci sono i meteopatici che diventano isterici e irascibili con il grigio e sorridono con l’azzurro. Per il resto, anche i commercianti hanno in questo periodo le loro perdite perché in pochi osano andare a comprare il capo estivo o avvicinarsi agli stand del mare. Poi, se si aggiunge alla crisi che ci sta devastando, il cielo grigio e gli armadi ritornati strapieni di cappotti e scarponcini capisci come possono sentirsi da sempre gli abitanti del nord Italia e il solo motivo per cui invidiano questa terra è destinato a scomparire almeno per quest’anno.
Poi rimane la presunzione dei soliti che non accettano questi temporali e li vedi in giro che si ostinano a vestirsi da “Un estate al mare”. Maniche a maniche corte, o ancor peggio con le gonne o i pantaloncini ultramini senza calze, infradito per andare in banca (li detesto) e che ti guardano dall’alto in basso se indossi una giacca e il maglioncino. Tragedia quando ti chiedono: “Ma non ti fa caldo?”. E tu che siccome stai seguendo la tredicina di Sant’Antonio e non puoi trattare male il prossimo, ti fermi e risponde elegantemente, “No sennò, mi sarei vestita da barca come sta facendo lei in banca, e ho preferito evitare anche perché è evidente che fa freddo e lei non accetta la realtà dei fatti e mi auguro che sia così solo per il tempo!” Saluti. Prendi l’ombrello ed esci fiero del tuo aplomb inglese. Ma pensi, “Quanto potrà durare? Fino alla fine della tredicina!”.