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Calabria: Mutamenti istituzionali nelle città italiote
Scritto da Lametino 3 Pubblicato in Francesco Vescio© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le città-stato elleniche (pòleis), fondate sulle coste ioniche, per lo più, nell’VIII e VII secolo a.C., ebbero un lungo periodo di espansione sul territori rio circostante e successivamente edificarono delle sub colonie in diverse località bagnate dal Mare Tirreno. I primi coloni esercitarono un potere di natura prevalentemente oligarchico all’interno della comunità, ma con il passare del tempo sorsero delle tensioni di carattere politico e sociale, che sfociarono, in alcuni casi, in conflitti (stàseis) armati. Va chiarito che ogni città-stato aveva una propria vita politica, economica, sociale e culturale, differenziata da quelle delle altre città italiote (=elleniche dell’Italìa, mentre quelle elleniche della Sicilia erano dette siceliote). La storia di Reggio, per fare un esempio, fu molto diversa da quella, poniamo, di Crotone o della vicina Locri, tale osservazione può valere per le altre città elleniche come Taranto nell’attuale Puglia o Cuma in Campania e lo stesso vale per le città siceliote. Comunque in tempi e modi diversi, quasi tutte ebbero dei mutamenti dal punto di vista istituzionale, vale a dire evoluzioni da forme oligarchiche a quelle democratiche, ma queste non furono sempre ben accette dall’intera comunità, vi furono molte resistenze da parte di tanti degli antichi ceti oligarchici, pure all’interno dello stesso corpo elettorale (in greco: demos) i conflitti, a volte sanguinosi, furono molto frequenti. In situazioni così complicate, in diverse comunità assunse il potere un tiranno (in greco: tyrannos); tale fenomeno si era già verificato nella madrepatria, molto noti sono, tra gli altri, i casi di Corinto, Sicione e quello di Atene con Pisistrato (600-528/27 a.C.).
Il termine aveva vari significati tra cui quello di “signore”, “comandante”; ma dal punto politico-amministrativo, il tiranno esercitò nella città-stato un potere personale e cercò poi di trasmetterlo ai propri discendenti; ma, in genere, tali forme di governo non andarono quasi mai al di là della terza generazione. A Sibari divenne tiranno Teli (in greco: Telys), questi, dopo aver battuto l’antica oligarchia, portò la città alla disastrosa guerra contro Crotone e alla distruzione completa della stessa Sibari, sconfitta nel 510/511 a.C Un altro noto tiranno fu Anassilao, questi conquistò il potere a Reggio il 494 a.C. ed estese il suo dominio anche su Zancle, che da lui venne denominata Messene (l’odierna Messina), ma le sue ambizioni di ampliare ancora il territorio del suo stato furono bloccate dal potente tiranno di Siracusa Gelone, che puntava anche lui a realizzare conquiste territoriali in varie zone della Sicilia. Ad Anassilao successe il figlio Leofrone, questi intendeva espandere il proprio dominio su Locri, ma fu bloccato dall’intervento deciso del tiranno siracusano Ierone, che, a sua volta, era succeduto a Gelone. Quest’ultimo esempio dimostra che ormai la politica delle città italiote della regione fosse condizionata da interventi esterni alla stessa e ne mostra la loro intrinseca debolezza. Da questo momento in poi i rapporti con le altre potenze del Mediterraneo occidentale furono determinanti per la stessa esistenza delle città come entità statali.