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Calabria Bizantina e Sicilia Musulmana nel X Secolo
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Francesco Vescio© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alla fine del IX secolo l’intera Calabria era tornata sotto il dominio bizantino grazie all’opera dello stratego Niceforo Foca, che negli anni 885-886 era riuscito a sconfiggere e snidare i Saraceni da Santa Severina, Tropea ed Amantea e a riconquistare la parte della regione occupata dai Longobardi: Cosenza e la valle del Crati, in particolare; fallì il successivo tentativo di attacco alla regione da parte musulmana nel 888-889, che tuttavia aveva seminato tanto panico nella popolazione reggina (Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, IL Mulino, Bologna, 2004, pp. 157-160). La sconfitta dei Musulmani in Calabria ebbe delle notevoli conseguenze in Sicilia facendo allentare la pressione saracena per alcuni anni, per come si può evincere del brano successivo: “Al fine, aggiungendosi alle altre cagioni di mal contentamento le vittorie che riportava in Calabria Niceforo Foca e il disordine che dovean recare dalla Terraferma nell’isola i Musulmani rifuggiti, si venne in questa al sangue. I Berberi e gli Arabi combatterono tra loro…”(Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Volume Primo, Le Monnier, Firenze, 2002, p.320). Ma pochi anni dopo, e precisamente all’inizio del X secolo, cominciarono nuove scorrerie e tentativi d’invasione da parte dei Musulmani di Sicilia, le quali perdureranno per tutto il secolo con battaglie, tregue, pagamenti di tributi e migrazioni da una parte all’altra dello Stretto di Messina. In questa sede si darà rilievo unicamente agli aspetti ritenuti più rilevanti, alcuni saranno solo accennati, data la vastità della materia.
Reggio cadde in mani saracene nel 901 ad opera di Abd Allàh, figlio dell’emiro Ibrahim-ibn Ahmed, e altre città vicine, per paura, furono indotte a pagare un tributo per evitare l’occupazione (Giorgio Ravegnani, op.cit., pp. 160 -162); ma la situazione diventò molto più critica l’anno successivo, allorché l’invasione della regione avvenne sotto il comando personale dell’emiro, che manifestava intenti di tale portata: “Attraversò l’ultima Calabria senza trovare nemici; sostò non lungi da Cosenza; dove, traendo al campo ambasciadori delle atterrite città a chiedere patti, Ibrahim li intrattenne alquanti dì; poi rispose nella insolenza della vittoria: <<Tornate ai vostri e dite che prenderò cura io dell’Italia e che farò degli abitatori quel che mi parrà! Speran forse di resistermi il regolo greco o il franco? Così fossermi attendato qui innanzi con tutti gli eserciti! Aspettatemi dunque nelle città vostre; m’aspetti Roma, la città del vecchiarello Piero [Si riferiva a San Pietro Apostolo, N.d.R.], coi suoi soldati germanici; e poi verrà l’ora di Costantinopoli!>>. Indi gli oratori a tornarsene frettolosi; e le città ad apprestarsi contro l’estrema fortuna: risarcir mura, alzare bastioni, far provigioni di vitto, ridurre ne’ luoghi forti quanti arredi preziosi o derrate fossero nelle campagne. Il terrore giunse fino a Napoli”…” (Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Volume Secondo, Le Monnier, Firenze, 2002, pp. 61- 62).
L’emiro assediò Cosenza, ma lo colpì a morte un morbo infettivo nell’ottobre del 902 e l’assedio cessò; tanti pensarono ad un miracolo, secondo certe cronache del tempo. Per poter valutare adeguatamente la portata di ciò che era accaduto si riporta il seguente brano: “In ogni caso, il fallimento della spedizione dell’emiro africano, quali che ne fossero le cause, aveva davvero scongiurato il proseguimento della conquista musulmana dalla Sicilia all’Italia, a Roma, e, secondo le sue stesse intenzioni per nulla velleitarie, fino a Costantinopoli. Si era perciò trattato di un evento ben più importante della sconfitta araba di Poitiers del 732, tanto enfatizzata dall’epica filocarolingia e dalla tradizione storiografica dell’Occidente europeo e cristiano. Un evento, quello accaduto in Calabria, paragonabile semmai alla indomita resistenza di Costantinopoli in occasione dei due assedi arabi del 677 e 718” (Filippo Burgarella, Greci e Arabi nella Calabria medievale in ‘La Calabria nel Mediterraneo – Flussi di Persone, Idee e Risorse ’, a cura di Giovanna De Sensi Sestito, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2013, p.181 ) . Nel corso del secolo il conflitto arabo- bizantino si allargò con l’intervento dell’imperatore Ottone I (n. 912 –m.973 ) in quanto: “ riteneva che il regno italico passato sotto il suo controllo dovesse estendersi all’intera penisola, di conseguenza anche alle terre del meridione già longobarde nelle quali si era inserita la dominazione di Bisanzio e, con tali premesse, il confronto con l’Oriente si annunciava come inevitabile (Giorgio Ravegnani, op.cit., p.170).
Si venne a creare una situazione conflittuale molto confusa in cui i contendenti alternativamente combattevano, trattavano, cambiavano alleanze; si giunse ad un accordo grazie anche al matrimonio del figlio dell’imperatore Ottone II con la principessa bizantina Teofano. Le incursioni saracene continuavano in tutta l’Italia meridionale e l’imperatore Ottone II con il proposito o il pretesto di combattere i musulmani decise d’intervenire militarmente per proteggere le popolazioni; i Bizantini non si opposero a tale iniziativa e lo scontro tra l’imperatore tedesco e l’emiro Abu-l-Kasem avvenne nel luglio del 982 secondo alcuni studiosii presso Stilo, secondo altri presso Crotone; l’emiro cadde in battaglia ed Ottone II a stento riuscì a salvarsi fuggendo e morì l’anno successivo a Roma. La regione era una terra di frontiera di notevole rilevanza per l’impero bizantino, da come si può dedurre dal brano successivo: “Quanto a Bisanzio, nel X secolo, le sue autorità e la sua corte potevano menar vanto della funzione della provincia di Calabria, ormai erede della sicula, come frontiera della resistenza cristiana davanti all’avanzata islamica specialmente a quella proveniente dall’isola prospiciente. Certamente l’offensiva araba proseguiva con periodiche devastazioni e razzie, con intermittenti invasioni e occupazioni , con situazioni permanenti di pericolo e di precarietà nella sicurezza di città e campagne, di uomini e cose” (Filippo Burgarella, op.cit., p.181). A tale proposito c’è da ricordare che nel corso del secolo l’imperatore di Bisanzio, dopo la perdita di fatto della Sicilia, trasformò il Ducato di Calabria in Tema, cioè in una circoscrizione militare-amministrativa più importante dal punto di vista militare e difensivo. Da quanto sopra riportato si può dedurre che per tutto il X secolo la Calabria, nel bene e nel male, ebbe un ruolo di notevole rilievo nei confronti e negli scontri dei più potenti stati dell’area del Mediterraneo e ciò dà prova dell’enorme importanza che le veniva attribuito da parte dei contendenti.