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Montagne di Cerchiara. Vai dove ti porta il cuore.
Scritto da lametino9 Pubblicato in Francesco Bevilacqua© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le occasioni si colgono. Come frutti maturi. Inviati dal Cielo. Ho imparato a riconoscerle. Vado dove mi porta il cuore. Doveva essere neve, in alto. E li era prevista il nostro culto domenicale. Ma Paolo Franzese mostra sui social una veduta di Cerchiara. Irresistibile. Vaga sinusoide di case, a file parallele, su un ripido pendio. A picco sull'orrido del Caldanello. Chiedo dove e quando. Al mattino presto siamo lì. Nonostante il brutto tempo. E' pioggia. Sottile, fredda, ininterrotta. Racchiusi nei nostri impermeabili, saliamo su labili piste sull'orlo della Garavina, lo spettacolare canyon che potrebbe essere l'oro di Cerchiara. Per ore, nella boscaglia, fitta e magica. Sempre sul fango e sulle pietre, simili ad un miscuglio alchemico. Rovine di case con fantasmi. Attrezzi, aie, mangiatoie, segni apotropaici. La guglia di roccia e il pianoro di Pedarredo: il granaio di Cerchiara. Poi ancora boscaglia. Ma anche enormi querce nella nebbia. Poi Masseti e Serra del Gufo. Fino a Santa Maria dell'Armi, mirabilia di pietre e roccia, di spirito e identità, che affiorano dai secoli. E poi un gruppo di camminatori di Sud Trek di Gioia Tauro. Vengono quassù ogni anno. A piedi, da Cerchiara, lungo il sentiero dei pellegrini. Lo stesso che noi ora percorriamo per tornare al paese. Si parla a lungo durante il cammino, con Paolo e i suoi. Di montagna, tradizioni, luoghi, legami, miti, numi. Chi non ha miti e numi, non è un uomo, diceva Jung. Si parla di Cerchiara. Che non vuol morire. Che rivivrà. Nel rispetto dei luoghi, nel culto della memoria, nella venerazione dell'amicizia. Nella convivialità e nella bellezza. Anche oggi, sotto questa pioggia che ci lambisce e carezza, che rende miti i nostri cuori colmi di stupore. Grazie Paolo. Grazie Cerchiara.