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Laudato si’ mi’ signore per sora nostra morte corporale
Scritto da lametino9 Pubblicato in Francesco Bevilacqua© RIPRODUZIONE RISERVATA
Un giorno, un contadino delle montagne di Placanica, alla mia domanda se quel sentiero che stavamo percorrendo avesse una fine, rispose: “Figlio mio, a tutto c’è una fine”. Era vecchio ed illetterato. Non sapeva cosa fossero la teologia e la filosofia. Conosceva però un fatto essenziale, anzi “il” fatto essenziale della vita: che tutto ha una fine; che si nasce per morire.
Non dimentico mai quel semplice insegnamento. Mi accompagna quotidianamente. Mi sento sempre pronto. Feci una domanda analoga ad un prete che si spacciava per teologo. Mi rispose con una saccenza inaudita. Ovviamente non capii nulla. Se non dei curiosi paradossi: che Dio ci ha dato la vita per poi togliercela; che la morte è una nemica da sconfiggere; che possiamo consolarci con l’idea della resurrezione dei corpi; che la fine del mondo non significa che il mondo finisce, perché tutti risusciteremo nei nostri corpi; e, infine, che Dio, per emendarci dal peccato originale, anziché perdonarci (come farebbe qualunque padre con un figlio un po’ discolo), ha mandato sulla terra suo figlio e ha fatto in modo che commettessimo un peccato ancor più grave, cioè che lo ammazzassimo inchiodandolo ad una croce. Alla fine, pensai che la teologia ha in se qualcosa che non funziona. E questo qualcosa è voler spiegare con la ragione Dio e le cose divine. Anche la morte, che pure divina è, esattamente quanto lo è la vita. E quando ancora ascolto, durante la messa, diffamare la morte (che equivale a diffamare Dio che l’ha creata), mi consolo con le parole di San Francesco d’Assisi: “Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare”.
E’ per il contadino delle montagne di Placanica, è per San Francesco d’Assisi che sono ancora credente. Non certo per i teologi.