Ascendere una montagna, piccola o grande che sia, è il mio disperato, commosso tentativo di elaborare la crisi della mia presenza nel Mondo. In un Mondo che mi appare sempre più mortificato, sempre più morente. E del quale città e pianure sono i simboli più eloquenti e terrifici. Salendo verso l'alto, passo dopo passo, lentamente, con lo sforzo congiunto del corpo e della mente, con il cuore che pompa linfa vitale, e l'anima che chiede solo bellezza, abbandono la mia condizione ordinaria. Di membro di una comunità di cui non condivido ormai quasi più nulla. Dalla quale voglio dissociarmi. Che mi è estranea. Ogni ascensione in montagna è il desiderio di raccogliermi in preghiera, è il mio modo di ritrovare la speranza, è l'occasione per sentirmi in armonia col cosmo.