© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'editore Henry Beyle ha appena pubblicato un prezioso libricino di Robert Musil dal titolo "Il lecchino". Musil ci racconta, in appena cinque, beffarde pagine (il resto sono commenti dei curatori), chi è questo ineffabile personaggio tanto diffuso nell'alta società. Non svelerò le parole di Musil sul lecchino. Per non togliervi la sorpresa della lettura. Ed anche perché ciascuno di vuoi può avere l'esperienza diretta del lecchino girando attorno ad un uomo o ad una donna di potere. Il lecchinaggio si accompagna, infatti, sempre al potere, e viceversa. Voglio, piuttosto, parlarvi qui dell'altro personaggio della coppia: l'uomo di potere. Lecchino e uomo di potere sono legati da un rapporto simbiotico, parassitario, fungino direi. Se il lecchino cerca il potere, nemmeno il potere, però, può fare a meno del lecchino. Un uomo normale ha pregi e difetti, è più o meno sensibile, di norma riconosce i suoi errori, di solito cerca amicizie tra chi gli dimostra affetto disinteressato. L'uomo di potere, invece, non so perché, sostituisce in poco tempo tutti gli amici con i lecchini. E' un processo psichico ineluttabile. L'uomo di potere vuole essere adulato, riverito, concupito. Pian piano sviluppa un comportamento relazionale (talvolta persino sessuale) deviato.
Ma il tornaconto del lecchino non è solo di tipo materiale. Egli è un fine incantatore ed è specializzato nel far credere all'uomo di potere di essere amato da tutti, di possedere il dono dell'infallibilità. Il lecchino finge di prostrarsi, di sbavare, di essere perdutamente innamorato dell'uomo di potere, per ottenere quel che desidera per se stesso o per i suoi sodali. Così, dopo un po' di tempo, l'uomo di potere diviene assuefatto al lecchinaggio, si osserva intorno per essere rassicurato dallo sguardo melenso del lecchino. E quando l'uomo di potere dovesse perdere il potere - e con esso la sua corte di lecchini - cadrà ineluttabilmente in crisi di astinenza. Perché avrà perduto i pusher che, giornalmente, gli iniettavano nelle vene miracolose dosi quotidiane di lecchinaggio purissimo.