© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I verbi della guerra, da sempre: conquistare, sottomettere, impoverire, cancellare, uccidere, trucidare, stuprare, torturare. Ma non sono gli stessi verbi dell’odierna economia di mercato? Nel conquistare un mercato una grande multinazionale non sottomette forse? Non cancella diritti forse (pensate ai lavoratori bambini o ai sottopagati dei paesi asiatici e alle multinazionali occidentali)? Non uccide, non trucida, non tortura, non stupra? Come chiamereste lo sfruttamento di centinaia di migliaia di lavoratori senza controllo, senza equità? E nell’invadere il mondo con prodotti inutili di cui si impone il “bisogno”, non si finisce col rendere uomini e donne assuefatti all’ingordigia, alla bulimia consumistica? E un uomo o una donna, un ragazzo o una ragazza che acquistano per coazione, che per coazione anelano solo al danaro, all’apparire, all’essere più belli, più furbi, più fortunati degli altri, non sono forse persone quotidianamente stuprate nella mente e nel corpo? Scrive Wolfgang Schivelbusch: “In Occidente la minaccia di estinzione collettiva non è più connessa con la guerra ma piuttosto con l’economia, con la doppia minaccia della devastazione ambientale e della disoccupazione”.