Clausura per ferie

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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E' l'insegna che ho innalzato sulla mia vita in questi giorni folli di agosto. Intendiamoci: una clausura non assoluta, ma sanamente relazionale, invece. Non file d'ombrelloni, vociare e spettegolare, pedalò, balli sfrenati, drink, cibo, movida, sballi, ossessione di divertirsi a ogni costo, aerei, treni, traghetti, navi da crociera, locali notturni, longue bar. Voglio vedere meno gente possibile. Aborrisco gli assembramenti, i rumori, la folla. Amo la mia casa in campagna. Interrompo la clausura solo per impegni urgenti, cammini, la famiglia. Anche un semplice supermercato mi fa venire l’orticaria. Per questo saliamo lungo la strada di Colle Marcione, nell'alta valle del Raganello. Al mattino presto. Con il gigantesco anfiteatro delle timpe immerso nell'ombra dell'alba. Con il buio che ancora resiste nell'abisso delle gole. Masserie isolate. D'inverno nessuno spala questa sterrata malmessa e si resta isolati per giorni, nella neve e nel gelo. Con l'ululato dei lupi che raggela il sangue. Con l'aquila reale che al tramonto fende l'aria sullo sfondo roccioso dell'immensa Timpa di San Lorenzo. Ma oggi è caldo. Iniziamo il cammino trafitti dai raggi radenti del sole dell'est. Il Bosco della Fagosa è un sontuoso velluto verde. La parete est di Serra delle Ciavole mostra le sue grandi placche di roccia, i canaloni, i pini loricati artigliati alle rupi. Ci immergiamo in un mondo di favole. Che per i cittadini non esiste se non nei filmati del National Geographic. Casino Toscano ricorda l'epopea dei pascoli, delle mandrie, dei tagli delle ultime foreste primigenie del Pollino. Su nell'ombra della faggeta. Tra massi di ogni foggia e alberi fitti. Vicino alla sorgente una rupe che fuoriesce dall'erosione del suolo, ospita sulla sommità un grande faggio isolato.

Faticosamente risaliamo lungo uno dei tragitti storici delle vie di attraversamento del cuore del Pollino. Boscaioli, mandriani, pastori, contadini, commercianti, legnaioli, carbonai, viaggiatori, hanno percorso a frotte, nei secoli, questa antica mulattiera. Ora è tutto silenzio. Silenzio e solitudine. E fatica, e sudore, e fiato corto. Il vacanzieri forzati poltriscono ancora nei letti profumati di lavanderia. A noi giungono zaffate di resina e di timo. La gelida sorgente del Raganello. Fuori dal bosco di faggi, oltre il limite della vegetazione arborea. Praterie e luce. Una luce splendente. La Grande Porta del Pollino e i Piani di Pollino ne sono inondati. Cavalli al pascolo brado si riparano, guardinghi, all'ombra dei faggi. Sfiliamo attoniti sotto i millenari pini loricati di Serretta della Porticella e poi nel Giardino degli Dei di Serra di Crispo. Poi vaghiamo a lungo sull’orlo dei Piani, in un paradiso come pochi al mondo. Grati del privilegio di restare per qualche ora a tessere una relazione intima con i titani. E per sentire le nostre menti, i nostri corpi, le nostre anime palpitanti di gratitudine.     

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