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Le percezioni possono sempre essere fallaci, le cifre mai. Sono inoppugnabili. E così, al cuore dell'estate, si può ben trarre un primo giudizio con i numeri alla mano. E i numeri sono da autentica tregenda. Secondo, infatti, il responsabile turismo di Confindustria Calabria, Giuseppe Nucera, è del 30% il calo registrato dalle aziende del settore turistico nella prima parte della stagione balneare in Calabria. “La stagione, in Calabria - ha detto Nucera all'Agi - risente della crisi generale del settore. Il calo dei consumi ha colpito pesantemente l'industria delle vacanze, già in crisi da almeno due anni. La situazione da noi è drammatica. Molte strutture non hanno nemmeno aperto”. “A luglio - è l'analisi di Nucera, che è anche membro della giunta esecutiva della Federturismo nazionale - si è lavorato poco. Nei primi giorni di agosto le prenotazioni fanno registrare un miglioramento della situazione, ma non basterà a pareggiare i conti”. Sul territorio calabrese, spiega ancora il presidente degli albergatori di Confindustria, la situazione non è uniforme.
La crisi è più accentuata sulla fascia ionica, mentre è più contenuta su quella tirrenica. “Nel primo caso il calo è nella misura del 40%, mentre è del 20% sull'altro versante. Questo - spiega Nucera - deriva dal fatto che i tour operator stranieri puntano molto sul Tirreno, dove si trovano mete tradizionali come Tropea e la Costa degli Dei, molto note a livello internazionale. Le campagne promozionali hanno valorizzato molto queste aree, penalizzando un po' il territorio ionico, per cui gli operatori prediligono i 30-40 chilometri di costa compresi fra Pizzo e Nicotera. La Regione, che pure si sta muovendo bene - aggiunge - attraverso incentivi e accordi con le compagnie aree straniere, dovrebbe sforzarsi di più a vantaggio delle aree turistiche più deboli, perché se l'Unione europea interviene a sostegno delle aree più svantaggiate come il Sud d'Italia, le singole Regioni devono fare altrettanto nei comprensori più marginali”.
Il peso della crisi si è abbattuto in particolare sulle piccole strutture, che hanno una clientela più tradizionale, mentre i grandi complessi, grazie al collegamento con i tour operator, reggono meglio all'impatto. “Ma anche laddove le presenze sono maggiori - aggiunge Nucera - è soltanto grazie alle promozioni e i forti sconti che ciò avviene, per cui ad un numero maggiore di presenze non corrisponde necessariamente un incremento degli incassi. Si pensi che in alcuni casi - spiega - sono stati offerti pacchetti di 7 giorni di soggiorno al prezzo di 4, con la possibilità di portare gratis i figli”. Sulla costa ionica calabrese, un’eccezione al calo è rappresentata dalla zona di Simeri, nel catanzarese, dove la presenza di un'importante società spagnola, che ha rilevato il vecchio villaggio Valtur, riequilibra un po' i conti. “Ma sono presenze - spiega il presidente degli albergatori calabresi - confinate in quella struttura e in quel territorio, con pochi benefici all'esterno”. Un capitolo a se è il turismo montano. “La Calabria - prosegue Nucera - è considerata soprattutto una meta balneare. Alla montagna calabrese si rivolge una clientela di nicchia proveniente dalla Puglia e dalla Sicilia. Non si tratta quindi di un turismo di massa”.