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Farebbe male il Pd calabrese a sottovalutare il segnale politico generale che in Calabria arriva dai ballottaggi elettorali di domenica scorsa, a partire da Lamezia. Qui in un ventennio la sinistra aveva più o meno governato sempre, tranne brevi parentesi ed ora esce clamorosamente travolta nelle urne. Ma c’è una domanda più di fondo che occorre porre: perché il successo delle elezioni regionali del 23 novembre 2014 non ha innescato alcun effetto generalizzato di trascinamento? Perché i cittadini hanno deciso di affidare ad altri pezzi della politica calabrese?
Le questioni locali e le specificità spiegano poco e spiegano tutto allo stesso tempo: non c’è – questo il punto - autorevolezza politica sufficiente per far ragionare o almeno neutralizzare chi gioca contro o è irresponsabile. Lamezia su questo docet: il povero commissario Pino Soriero ha tentato tutto e il contrario di tutto ma non ce l’ha fatta, al punto che il candidato del Pd alle Primarie dove poi vinse Sonni non è stato nemmeno eletto al Consiglio Comunale.
Il contesto generale sembra quindi chiaro e segnala sconfitte dolorose e politicamente pesanti per qualità e quantità come quelle, oltre a Lamezia Terme, di Gioia Tauro e Vibo Valentia. Non si tratta solo del peso rilevante di due tra i comuni più importanti della Calabria ma del ruolo strategico che Lamezia e Gioia, tra porto e aeroporto, sono chiamati a giocare nella storia di questa regione se questa regione riuscirà ad avere una storia di sviluppo e di crescita. Se aggiungiamo che a Rosarno è stata possibile un’operazione di rovesciamento della sindaca Elisabetta Tripodi il quadro è completo: l’intera parte centrale della Calabria, quella che cioè contiene i due terzi del territorio di pianura della regione e potenzialità gigantesche per un possibile sviluppo, ha deciso di non affidarsi al Pd. Perché sta accadendo? Questa la vera domanda che aspetta ora una risposta seria.