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Don Italo Calabrò, scomparso 25 anni fa, è stato un grande riferimento spirituale e morale per la Chiesa ma anche per la città di Reggio, per la Calabria, per tutto il Sud. Ha ragione a scrivere così su Zoomsud il presidente di Agape, Mario Nasone. Nasone ha ricordato un evento che sintetizza bene il suo approccio ai problemi della comunità ma anche la sua grande apertura al dialogo senza pregiudizi con tutte le persone di buona volontà. Nasone parla degli interventi fatti da Pietro Ingrao e da don Italo Calabrò in un convegno tenuto dall’ora Pci nel 1989, a ridosso delle elezioni amministrative. I due combattenti - scrive il presidente di Agape - da sponde diverse per la giustizia sociale e per il lavoro, non solo si scambiarono sinceri e calorosi attestati di stima ma si ritrovarono a condividere una lettura comune della situazione della città. Reggio stava uscendo da una guerra di mafia che aveva provocato mille morti e fatta precipitare Reggio in un pozzo di disperazione e in un ulteriore isolamento come era già successo durante i moti di Reggio. Ingrao e don Calabrò indicarono il lavoro come strada principale per il riscatto dei giovani e per la liberazione dalle mafie, una politica che si rinnovasse ripartendo da un radicamento sociale e dal dialogo con il popolo, la difesa dell’ambiente come occasione e risorsa di sviluppo, la necessità di non cedere al lamento e alla tentazione dell’assistenzialismo, una visione della città a misura degli ultimi. La condivisione sull’importanza del fenomeno allora in fase di sviluppo del volontariato come forma efficace di comunicazione e di cura delle relazioni con le persone e l’attenzione ai nuovi movimento oltre la forma partito.
In quel convegno don Italo raccontò della sua sofferenza e impotenza di fronte al bagno di sangue che si era abbattuto sulla città. Come una sorte di Via Crucis – aggiunge Nasone - a quel tempo la percorreva come Vicario Generale in lungo e in largo, per consolare le vittime, per condannare, per esortare a un ritorno alla pace e alla legalità, per invitare alla ribellione i giovani, da Fiumara a Villa S. Giovanni, ad Archi, il quartiere che ha amato particolarmente e dove ben 176 persone furono uccise durante quella guerra. Si ritrovarono anche nel giudizio sui moti di Reggio che fu autentica rivolta popolare contro una ingiustizia dello Stato centrale ma che ha avuto i limiti di un movimento di protesta che non seppe parlare al paese. L’occasione più importante per ricordare don Italo sarà il 15 Giugno, nel Consiglio Regionale: parteciperanno don Luigi Ciotti, Marco Minniti, Corrado Calabrò, Giuliano Quattrone con l’introduzione del vescovo Morosini.