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“Far diventare la Diga del Menta da metafora dell’inefficienza simbolo della Calabria positiva’’. Qualche giorno fa il nostro amatissimo governatore (guai a chiamarlo cosi’!), Mario Oliverio, ha usato proprio questa frase, mentre inaugurava il nuovo cantiere di una diga nel reggino. Passare da metafora a realizzazione, dice il Presidente della Regione. Parlava di un’opera di cui non si vede ne’ l’inizio e ovviamente ne’ la fine da decenni. E come quella diga ci sono tante e tante altre cosette che da decenni, da molti decenni, aspettano che vengano completate, attuate, rese fruibili. Il punto, pero’, sono proprio le metafore negative, che in questo andazzo sono via via diventate l’essenza stessa della Calabria; sono diventate il cuore e l’immagine della Calabria, proprio come cercava di far capire nell’indimenticato ultimo film di Massimo Trosi il poeta Pablo Neruda all’ingenuo postino.
E’ un’opera ardua quella di far passare i simboli dell’inefficienza a simboli di positivita’, perche’ grande e’ la disillusione del popolo, grande era l’attesa e grande rischia ora di essere la ricaduta all’indietro. All’inizio della seconda estate dell’era Oliverio e’, dunque, giusto tentare di capire lo stato dell’arte nella diatriba secolare metafore-positivita’ e vedere dove intervenire. In ballo non c’e’ solo un giudizio politico su un’amministrazione ma una fotografia sul perche’ le cose sembrano non cambiare mai nella nostra bella Calabria. Invertire quella tendenza, restituire un’immagine diversa della Calabria dentro i suoi confini e fuori i confini regionali, mutare la narrazione della Calabria era e resta l’obiettivo principale di Oliverio (lo era anche di chi l’ha preceduto ed ha fallito). Si tratta di un’immagine assai deteriorata, che noi stessi calabresi – a volte inconsapevolmente – contribuiamo ad alimentare e della quale subiamo giorno dopo giorno contraccolpi e malesseri.