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Il prof. Giuseppe Gangemi, ordinario di Scienza della politica all’università di Padova nelle scorse settimane ha scritto una lettera ad alcuni organi d’informazione sul problema della fuga - vera o presunta che sia - dalla Calabria dei giovani. “Ho, in Lombardia sei nipoti e un figlio giovani abbastanza per essere stati investiti in pieno - scrive il docente - dalla crisi occupazionale. Due non hanno visto la crisi per il loro talento e hanno trovato, alla fine degli studi, il lavoro che volevano dove volevano; tre sono andati a cercarsi a Londra occasioni che non potevano avere in Italia (una ragazza, fa lì la psicologa perché aveva poche possibilità di farlo in Italia; un ragazzo fa lì l’architetto perché stufo di lavorare a pochi soldi in Italia; un altro ragazzo ha costituito una piccola impresa con un ragazzo inglese conosciuto mentre lavorava alla sede londinese della Apple); due lavorano in Svizzera e Austria, in imprese italiane che si sono trasferite oltralpe. L’ultimo fa l’ingegnere in un’impresa lombarda ed è in cassa integrazione un giorno la settimana (e si spera che la sua situazione non peggiori).
È incominciata, in Lombardia una fuga, che rischia di diventare come quella dei Calabresi. Eppure in Lombardia non sento parlare di fuga, grande o piccola che sia rispetto a quella che si realizza in Calabria. In Lombardia, in Veneto, sento parlare di capacità all’improvvisa, cioè di quella capacità di reagire in modo efficace e rapido alle istanze del mercato, non potendosi più affidare alla capacità di pianificazione e di previsione della politica e delle imprese. Questa capacità all’improvvisa delle imprese e dei giovani del Nord (con 32 euro anticipati per tempo vanno e vengono in aereo a Berlino o a Londra) rischia di rendere la fuga dei Calabresi ancora più grande sia con riferimento alla distanza, sia più epica con riferimento ai mezzi, sia più numerosa, perché minori potranno essere i trasferimenti di risorse da dove si produce di più a dove si produce di meno.Quale è la compensazione che in Calabria occorre sviluppare per affrontare al meglio il rischio di una fuga che può diventare, in questi tre sensi, ancora più grande? La mia modesta proposta è che, dato che la classe politica regionale, riesce a spendere solo il 24% delle risorse erogate dall’Unione Europea, si tenga questo 24% per i propri traffici clientelari e affidi il restante 76% a quanti giovani e meno giovani mostrano motivazione, ambizione e impegno nel realizzare un progetto”.