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È passata troppo in silenzio, dopo un solo giorno di strepiti provincialistici e municipalisti, quasi si trattasse di una partita di calcio e si dovesse fare il tifo per la squadra locale che aveva vinto e con il tradizionale codazzo di dichiarazioni da cortile entusiastiche, la decisione di papa Francesco di nominare il vescovo di Cassano Jonio, monsignor Nunzio Galantino, nuovo segretario della Conferenza episcopale italiana. Il quale Galantino nella sua prima uscita pubblica si è scagliato contro i sacerdoti «faccendieri» o «professionisti», con il suo sì invece a persone «capaci di spendersi in maniera credibile per gli altri». Il vescovo di Cassano Ionio ha anche invitato i sacerdoti a dare innanzitutto il buon esempio. «La preghiera va bene ma dobbiamo renderci conto molto di più che l’esempio è indispensabile. Senza esempio da parte delle persone consacrate, le preghiere non vanno da nessuna parte. Abbiamo un brutto potere noi: con il cattivo esempio, la mancanza di passione o di lealtà, possiamo anche sterilizzare la preghiera. E qui l’augurio che faccio a tutti quanti noi - ha aggiunto il vescovo - è quello di sentirci spinti, sulla linea di quanto Papa Francesco ci sta dicendo, a rendere testimonianza con gioia di quello che viviamo dentro di noi».
L’incarico assegnato - ha acutamente scritto Vito Barresi su Zoomsud - è ad un vescovo semplice e dialogante, ma fortemente consonante e sintonizzato con il 'new deal' dello spirito francescano incarnato dal papa argentino, magari attento anche al dettaglio che Galantino continuerà a farsi chiamare ancora don Nunzio da tutti, chiudendo nel cassetto della rappresentanza e del cerimoniale il più retorico titolo di “eccellenza reverendissima”. Sta di fatto che un vescovo della regione più povera e sottosviluppata del Paese, afflitta da mali estremi come la ndrangheta, l'emigrazione giovanile, il degrado, la corruzione politica, da pastore degli ultimi si trova al posto di primo vescovo d'Italia, alla testa della più potente e influente struttura di comando della Chiesa Italiana, estremamente influente, come raccontano le cronache nazionali, sulle dinamiche e le scelte politiche del più importante paese cattolico europeo. Barresi ha ricordato come nel 2012, quando Galantino arrivò a Cassano nella sua diocesi, rivolse un discorso incentrato sul dialogo tra le parti sociali: "il nostro futuro si gioca più nelle relazioni che non nella contrapposizione".Un principio che probabilmente gli tornerà utile nei primi mesi del 2014, strategici per la definizione dei cambiamenti strutturali che il Papa vorrebbe fossero fatti alla Cei, primo tra tutti l'elezione diretta del presidente. Galantino è un antimilitarista dichiarato, amico di Don Tonino Bello ed ha sempre legato la sua pastorale agli insegnamenti del Concilio Vaticano II che restano nella prospettiva di una Chiesa in cammino”, una chiesa capace di rinnovarsi come “una straordinaria opportunità” di “spessore profetico” la “Sposa di Cristo” che predilige l’uso della “medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore”, ossia il valore dell’insegnamento rispetto alla condanna.