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Io sono cultura, arrivato alla quinta edizione e realizzato da Fondazione Symbola (il cui presidente è un deputato del Pd, Ermete Realacci) e da Unioncamere racconta un pezzo d’ Italia. Un’Italia che punta sulla cultura e la creatività per rafforzare le manifatture, come già fanno Germania, Gran Bretagna, Giappone e Corea e che dimostra, bilanci alla mano, che con la cultura si mangia, eccome. E si costruisce il futuro. Alle imprese del sistema produttivo culturale italiano (industrie culturali, industrie creative, attività legate alla gestione del patrimonio storico artistico e produzioni di beni e servizi creativi) si devono, infatti, oggi 78,6 miliardi di euro (5,4% della ricchezza prodotta in Italia). Che arrivano a 84 circa (il 5,8% dell’economia nazionale) se includiamo istituzioni pubbliche e non profit. Ma il valore trainante della cultura non si limita a questo. Contamina, invece, il resto dell’economia, con un effetto moltiplicatore pari a 1,7: per ogni euro prodotto dalla cultura, cioè, se ne attivano 1,7 in altri settori. Gli 84 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 143, per arrivare a 226,9 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. Le sole imprese del sistema produttivo culturale (443.208, il 7,3% del totale delle imprese italiane) danno lavoro a 1,4 milioni di persone, il 5,9% del totale degli occupati in Italia (1,5 milioni, il 6,3%, se includiamo pubblico e non profit). Per non parlare delle ricadute occupazionali - difficilmente misurabili ma indiscutibili - su altri settori, come il turismo. La cultura e la creatività, inoltre, mettono il turbo alle nostre imprese: infatti chi ha investito in creatività (impiegando professionalità creative o stimolando la creatività del personale aziendale) ha visto il proprio fatturato salire del 3,2% tra il 2013 e il 2014; mentre tra chi non lo ha fatto il fatturato è sceso dello 0,9%. “Io sono cultura” e’ una sorta di annuario, per numeri e storie, realizzato anche grazie al contributo di circa 40 personalità di punta nei diversi settori analizzati e le tendenze mostrano una filiera che resiste ai morsi della crisi. Esemplare in questo caso è stata la sfida lanciata dal percorso di candidatura che ha portato Matera ad essere nominata Capitale Europea della Cultura per il 2019. In Calabria su questo si deve lavorare, mettendo una buona volta nel cestino le azioni dispersive, i mille rivoli, i provincialismi, le clientele, le cialtronate che portano solo all’assenza di una visione e di un’azione di sistema, per traghettare tutto il nostro territorio ad un’azione che trasversalmente tenga insieme i vari luoghi, le comunità, le imprese, il non profit, le istituzioni locali. Cioè: da iniziative a macchia di leopardo - a volte lodevoli, ma perlopiù individuali - a missione di tutta la politica regionale. Questo significa fare cultura.