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Sul prima, durante e dopo Fiorentina-Napoli, finale di Coppa Italia, si è ormai scritto e detto di tutto. Hanno parlato tutti, hanno pontificato i soliti santoni del giorno dopo, i piagnoni del già detto, gli ultras dell’ovvio e dello scontato. In una parola gli italiani. Poi – dopo quella partita – sono venite fuori le banane a Bergamo, gli insulti a Roma, gli striscioni un po’ dovunque. Fabio Capello, uno che ha vinto scudetti in tre piazze diverse in Italia poi all’estero ed oggi è il ct della Russia denunciò anni fa pubblicamente la cosa ma non venne ascoltato. Oggi lo ricorda solo Cesare Prandelli, ct della nostra nazionale in partenza per i Mondiali del Brasile: “Quando Capello parlò di calcio in mano agli ultrà probabilmente voleva essere da stimolo. Gli stadi devono essere luoghi di aggregazione propositiva, non di minacce. La realtà rispecchia il Paese e il calcio fa da cassa di risonanza in tutto il mondo di una situazione che non ci rappresenta. Noi italiani abbiamo bisogno di essere governati, indirizzati. Da anni diciamo di evitare i contatti fra i calciatori e i tifosi delle curve - ha aggiunto Prandelli, a proposito del dialogo fra Hamsik e i capi ultrà, sabato sera, prima di Fiorentina-Napoli. L'ho sempre detto che il protagonista del calcio è il gioco, l'evento, non sono gli spettatori. I fischi all'inno di Mameli mi hanno amareggiato, intristito ma credo fossero fischi legati alla tensione accumulata, per le notizie che arrivavano, dopo gli incidenti del pomeriggio. Nei fischi all'inno non c'è niente di civile”. “Quando ho visto i problemi che hanno avuto i tifosi della Lazio in Polonia mi chiesero – ha concluso il nostro Ct - cosa ne pensavo e io risposi che, prima o poi, qualcuno ci fermerà. E' brutto dirlo, ma noi italiani abbiamo bisogno di toccare il fondo, di essere governati e indirizzati. In questo momento abbiamo bisogno di una grande riflessione, che coinvolga tutto il Paese, altrimenti la Fifa o l'Uefa ci fermeranno, come hanno fatto con gli inglesi”.
Prandelli, come Capello, è una persona saggia e dice una cosa che è quella che oggi vogliamo proporre ai nostri lettori: finiamola di parlarci addosso e di blaterare o di spararla più grossa per fini elettoralistici, anche perché in Italia ogni paio di mesi c’è un’elezione. Dobbiamo agire, operare, intervenire. Il problema non sono solo gli ultras che soprattutto nelle zone metropolitane sono certamente ormai usciti fuori da ogni controllo. Il problema sono gli Stadi, la sicurezza dentro e fuori, il rispetto delle regole del gioco da parte di tutti. Non è vero che l’unico problema siano i vari gennarini delle curve che dettano legge ma chi consente loro di fare tutto ciò. E quindi le società, le leghe, le federazioni, i coni, le televisioni, i giornali, etc etc. Fino a quando tutti non si faranno un sereno esame di coscienza non si andrà da nessuna parte.