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Il pregiudizio antimeridionale e i lineamenti fondativi dell’Italia
Scritto da Lametino 3 Pubblicato in Filippo Veltri© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cranio di Villella? Da consegnare ai discendenti che lo reclamano. Su Calabriaonweb la professoressa Marta Petrusewicz, ordinario di storia moderna all’Università della Calabria, già titolare di cattedra presso i prestigiosi atenei americani di Harvard, Princeton e City University di New York, con all’attivo numerosi saggi sul Sud e la Questione meridionale, ha chiuso così la vecchia polemica che ha tirato in ballo Lombroso ed i suoi giudizi sui meridionali. “La sua tesi sulle radici biologiche del crimine e sull’identificabilità del potenziale criminale da tratti fisici - dice la docente - aveva alimentato l’interpretazione razziale dell’inferiorità del Mezzogiorno, e la teoria della “razza maledetta”. Dall’altra parte, Lombroso rimane il padre della criminologia moderna e colui che per primo la trasformò in una disciplina autonoma.
Personalmente, Lombroso non era razzista, e non nutriva ostilità verso la Calabria, dove prestò servizio come medico militare all’epoca della guerra al brigantaggio post-unitaria. Ne hanno concordato la professoressa Mary Gibson, una dei maggiori studiosi di Lombroso, e il prof. Vito Teti, che aveva sviscerato il concetto di “razza maledetta” e i pregiudizi antimeridionali. Ma la cosa più importante è, secondo me, rendersi conto che il pregiudizio antimeridionale è tra i lineamenti fondativi dell’Italia; che esso non solo non è scomparso ma, anzi, finì per diventare un sentire comune e diffuso; che ha alimentato istanze separatiste; e che si intensifica al tempo della crisi come questa che viviamo. Rispondere al pregiudizio antimeridionale con un altro pregiudizio è una sciocchezza e uno spreco di energie sIl Mezzogiorno è depresso e sfiduciato, come forse mai prima. Si sente costantemente umiliato e, perversamente, partecipa alla propria denigrazione. Il Mezzogiorno non si ama più, non conosce la propria bellezza, non la vuole e non la sa più curare, non riconosce il bene comune. Penso che a questo bisognerebbe riflettere tutti, in dibattiti grandi e piccoli”.