Süddeutsche Zeitung e il Lametino

Pubblicato in Battista Notarianni

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Henning Klüver, giornalista del Süddeutsche Zeitung, prestigioso quotidiano tedesco, ha scritto su Lamezia Terme in occasione di “Trame”. Klüver è venuto trovarci in redazione e abbiamo parlato del lavoro dei media locali e del nostro giornale in particolare. Klüver voleva sapere quali difficoltà incontra il giornalista nel fare il suo mestiere a Lamezia, se ci sono delle difficoltà o ambiguità nei rapporti con gli uomini delle istituzioni, se fare il mestiere di giornalista a Lamezia sia pericoloso, se e come la ‘ndrangheta minaccia apertamente o velatamente i media locali. Noi abbiamo risposto alle sue domande, e per quanto ci riguarda abbiamo sottolineato con forza e più volte la volontà de <il Lametino> di essere sempre e comunque dalla parte della legalità. Ecco il pezzo, così titolato dal quotidiano tedesco: “E adesso ammazzateci  tutti. Contro la mafia: i giorni della letteratura di lamezia terme”.

di Henning Klüver

A volte non accade nulla per mesi. Allora nasce la speranza tra i 70.000 abitanti di Lamezia Terme, sulla costa tirrenica della Calabria,  dove si coltivano fiori, frutta e si produce olio d’oliva. La ‘Ndrangheta, la mafia calabrese, si è forse ritirata in campagna, nei propri possedimenti presso San Luca. Oppure si concentra sul capoluogo di regione Reggio Calabria, dove d’altronde è molto più potente. Inoltre le ‘Ndrine’, come vengono chiamate le piccole unità della mafia organizzate in famiglie, fanno parlare di sé nell’Italia del nord, a Milano, dove sono fortemente immischiate nell’industria delle costruzioni. E a livello mondiale controllano il traffico di droga e cocaina, hanno succursali a Toronto e commettono omicidi a Duisburg.

Lamezia,  dove la penisola italiana si restringe e la costa del Mar Tirreno dista solo 40km da quella Ionica, si trova in una terra ricca di cultura antica. I Greci sono stati qui, i Romani hanno lasciato impianti termali, gli Svevi l’hanno dominata,  i monaci l’hanno ricostruita dopo le devastazioni, e Tommaso Campanella ha vissuto e studiato qui.

Poi all’inizio di maggio, due atti di violenza, due morti. Nei bar e nei caffè del Corso Numistrano a Nicastro si sussurra di intimidazioni, piccoli attentati, estorsioni. Ma la città reagisce. Già da anni l’associazione locale ‘anti-racket’ – associazione contro il pizzo (ALA), cerca di unire negozianti e imprenditori contro la delinquenza organizzata. Politica locale e procura collaborano, dopo che solo pochi anni fa  il consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose.

Si cominciano a vedere i primi successi, da quando i commercianti non si fanno intimidire e testimoniano nei processi contro coloro che impongono il ‘pizzo’. La redazione del giornale locale ‘il Lametino’ cerca di dare una piattaforma ai protagonisti del movimento anti mafia. Attualmente, poche settimane dopo i fatti di sangue, la città ha organizzato un festival preparato da lungo tempo: Giorni della Letteratura, con libri sulla Mafia, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta’ e Camorra.

Ci si può difendere dalla mafia con i libri?  Certamente!  Anzi la  si deve combattere con i libri e con la cultura, che hanno il medesimo valore del lavoro della polizia e dei tribunali. Sono le parole di Tano Grasso, consigliere comunale per la cultura di Lamezia. Per lungo tempo ha diretto da Napoli la Sede dell’Associazione  Nazionale  ‘ALA’. E’ stato parlamentare, membro della Commissione Antimafia e Consigliere Regionale della Campania. La mafia, dice Tano Grasso, è da 150 anni un fattore culturale. Vive nella società, viene retta dalla società. La ‘Ndrangheta’ offre non solo lavoro  e denaro ma anche potere e coesione della famiglia, un modello di vita. Una ‘politica culturale’, così Grasso,”deve rompere questa forza d’attrazione”.

Grasso ha organizzato, tra l’altro, un workshop teatrale di diverse settimane per ottanta giovani: “di questi nessuno si farà arruolare dalla malavita” dice. E i Giorni della Letteratura, organizzati nelle piazze e nei cortili di Nicastro con il titolo “Trame” hanno avuto un grande successo. Con il termine “trama” si definisce lo svolgimento di un’opera letteraria, ma nella forma plurale “trame” acquista anche il significato di “truffe” e “complotti”.

Più di settanta autori provenienti da tutta Italia, presentati da più di cento esperti – storici, sociologi, economisti, imprenditori, rappresentanti dell’antimafia e giornalisti, hanno parlato dei loro libri, in incontri sempre affollati.  Si è parlato di traffico di droghe e inquinamento del suolo, della mafia di Napoli e di quella di Milano, della credibilità dei pentiti e dei collaboratori di giustizia e altresì dell’effetto positivo dell’esproprio  dei beni  mafiosi. Si è parlato delle vittime  della criminalità, che spesso non verrebbero protette abbastanza dall’autorità giudiziaria, e si è discusso dei collegamenti di forze specializzate, quali giuristi, esperti di finanza o medici che fanno causa comune con la criminalità organizzata e di come la mafia scavi all’interno di imprese legali.

Dall’Inghilterra è venuto John Dickie, il cui libro su Cosa Nostra (pubblicato in tedesco da S.Fischer) è diventato un bestseller internazionale e che adesso lavora ad una storia parallela su ‘Ndrangheta’ e Camorra.  La francese Marcelle Padovani ha ricordato il giudice Giovanni Falcone assassinato a Palermo nel 1962. La giornalista tedesca Petra Reski ha presentato l’edizione italiana del suo resoconto di viaggio : “Da Kamen a Corleone”(Hoffmann und Campe). E Augusto Cavadi  ha fatto conoscere una nuovo edizione del suo libretto, edito anche in tedesco, “La mafia spiegata ai turisti”.(Di Girolamo Editore Trapani). Impressionanti (e inimmaginabili nell’area di lingua tedesca) gli interventi in parte brillanti di procuratori dello stato, che, come Antonio Ingroia di Palermo, hanno presentato propri libri.

In Corso Numistrano, la via principale di Nicastro, c’era una piccola fiera con stand, tra gli altri, del Gruppo Addio Pizzo di Palermo, dell’Associazione Nazionale “Libera” di Don Ciotti, dell’Associazione Giovanile Calabrese “E-adesso-ammazzateci-tutti”, ma anche di piccoli editori specializzati in temi mafiosi come Novarra Editore di Marsala o Rubettino di Soveria Mannelli (Provincia di Catanzaro).

Allora possiamo considerare Lamezia Terme una roccaforte dell’antimafia? Gli stand sistemati  in grandi  tendoni  lungo il Corso Numistrano erano in contrasto con le tipiche luminarie colorate intermittenti erette in onore della passata  festa patronale di Sant’Antonio da Padova che ornavano ancora strade e piazze. E gran parte della popolazione osservava in maniera piuttosto disinteressata le attività del festival. Eppure si sentiva una certa euforia. Nella sua comunicazione finale fatta domenica dinanzi ad una piazza gremita di persone, dove esperti locali avevano individuato alcuni intoccabili, Lirio Abate ha gridato:”adesso dovete avere paura, non potete più fermare il processo di   cambiamento”.

Questa è una speranza che non si esaurisce nell’attesa di tempi migliori o nel tacere la criminalità, ma che cresce nella lotta contro la mafia. Forse non è un caso che l’architetta Maria Teresa Morano, che aveva costituito l’Associazione Anti-Racket di Lamezia Terme, succeda adesso a Tano Grasso alla direzione dell’Associazione ALA a Napoli.  Un festival come “Trame”, che si intende  replicare l’anno prossimo, infonde coraggio. E sottolinea l’importanza della cultura, che si presume, stando alle parole del ministro italiano delle finanze, non si possa mangiare.

(Traduzione di Loreley Verusio)

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