© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ho letto con interesse l’articolo di Giovanni Iuffrida e non posso che condividere ed apprezzare le argomentazioni espresse, evidentemente frutto di una puntuale, approfondita e chiara analisi dell’Autore. Ho più volte espresso le mie opinioni sull’argomento e, per constatarlo, è sufficiente rileggere i mei precedenti scritti cortesemente pubblicati da “Il Lametino”. Approfitto dell’occasione per precisare meglio ed ampliare il mio pensiero.
E’ ben vero che la prima causa dell’abbandono della nostra Città ad un destino ingiusto e mortificante, che le nega il posto che naturalmente le spetta nella realtà regionale, è la conseguenza dell’attività di contrasto di quella che, giustamente, Iuffrida definisce “forte azione massonica”. Attività di contrasto a difesa di ben altri interessi consolidati, che, peraltro, neppure coincidono con i reali interessi di tutta la comunità regionale. Interessi lobbistici che sarebbero stati e sarebbero ancora oggi certamente pregiudicati dalla realizzazione del vero “progetto Lamezia” così come lo aveva concepito l’Ideatore della nostra Città. E’ ciò è tanto vero che coloro che vissero quell’indimenticabile ed entusiasmante periodo ricordano certamente la lotta senza quartiere che fu scatenata, con l’utilizzo di qualsiasi mezzo, contro Arturo Perugini per farlo tacere e renderlo inoffensivo proprio da quella stessa cordata che ancora adesso opera per far tacere Lamezia e renderla inoffensiva.
I metodi sono sempre gli stessi ed ora come allora prevedono anche il massiccio utilizzo di quinte colonne di traditori, che, per una poltrona o una prebenda, svendono la propria Città e la propria Gente. Il successo di questa azione è, altrettanto, favorito dalla mancanza di una vera classe dirigente lametina, coesa e forte, capace di combattere a viso aperto, senza timore, questo indegno malaffare. Manca una vera Istituzione politica di riferimento che possa efficacemente difendere e promuovere la nostra Città, perché la politica lametina si perde nelle polemiche più inutili ed appare occupata, in ogni sua componente, ad un’opera di deligittimazione degli avversari. Manca una vera cultura della legalità e ciò favorisce la malavita. Manca una vera cultura imprenditoriale che favorisca la creazione di una struttura economica idonea a generare lavoro e benessere e ciò favorisce l’imprenditoria di rapina che crea solo depressione, disoccupazione e disagio sociale a favore dell’egoismo di pochi. Manca la vera cultura, che in passato è stata, per la sua vivacità e diffusione, un vanto del nostro territorio ed ha espresso personaggi di grande spessore. Credo che bisogna, con umiltà, ripartire da quell’Istituzione che, nei secoli, ha sostenuto la nostra civiltà e la nostra gente, la Chiesa, che ancor oggi si preoccupa dell’uomo, posto al centro della sua dottrina sociale.